Big Odessa non è più graziosa

Il penultimo film visto alla "Cannes 2013" milanese è stato un più che anonimo blockbuster che ha lasciato, me e Marigrade, con un punto interrogativo sulla testa durante tutte e due le ore di pellicola: "Perché fare questo film?", figurarsi vincere un concorso. "L'emigrante" (t.o. "The immigrant") è stato diretto dal regista newyorkese James Gray.
Trama trita e ritrita, nonché banale e prevedibile, nessun dialogo degno di nota, viene davvero da chiedersi perché il regista 44enne (al suo 5° film in 20 anni) e gli altri collaboratori abbiano sentito la necessità di realizzare questo film. Se ci sono altri motivi, oltre al fatto che il regista si possa essere divertito a ripercorrere le proprie origini, il botteghino proverà a spiegarcelo.
Una bella polacca arriva nella Grande Mela; in nome della sorella, cui vuole un bene infinito, è obbligata a prostituirsi da un uomo senza scrupoli che dopo un po' s'innamora di lei. Questa è la storia che vi si dipanerà davanti. Un morto lungo la strada ma happy end assicurato.
Cosa può spingere uno spettatore a vedere questo film? Ben poco, scenografia suggestiva (ci mancherebbe, è un hollywoodiano in costume) e buona prova dei due attori protagonisti: la parigina più in voga, Marion Cotillard e, soprattutto, Joaquin Phoenix. La prima è perfetta nei panni del passerotto spaesato, pronto a trasformarsi in aquila reale; buona padronanza dei muscoli facciali, grande sex appeal, grande dedizione, considerate le molte parti in lingua polacca. La prestazione del secondo, partendo in sordina, crescendo assieme a suoi turbamenti amorosi, terminando malconcio e pazzo nell'ultimissima scena, testimonia ottime capacità attoriali (tipo in gamba comunque, se lo merita).
Per il resto è un racconto molto superficiale, con momenti di bassa eclatanti, uno tra tutti la confessione, dinanzi ai quali si fa addirittura fatica a non farsi i fatti propri.
Anche il regista, proprio in chiusura, offre lo spunto più riuscito, sebbene al sapor d'artificio scolastico: inquadratura con riflesso che va a formare un elegante splitscreen, a sinistra le due donne in fuga da tutto, a destra lui in fuga da sé. Ripeto, poca roba.
(depa)

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