Birra e tempo, lenti e inesorabili

Ciao a tutti i 'Rofumati sparsi sul pianeta. Dovrei ancora scrivere qualche riga su uno dei film visti all'ultima rassegna "Cannes e dintorni". "Nebraska" è il titolo dell'ultima opera del regista statunitense Alexander Payne (classe 1961) che diventa la sua prima, però, nel nostro caro Cinerofum. Non male questo road-movie in lucido bianco e nero su fantasie ottenebrate da alcol e tempo.
L'atmosfera è quella di un'acciaccata e sonnacchiosa America circondata da nuove e grintose leve che scalpitano. Lo stato del Nebraska, che il regista conosce bene (provenendo da laggiù), pare tagliato fuori dalle highway verso i grandi business. Il vecchio Woody Grant  (Bruce Dern, Chicago, 1936; migliore attore meritato, movenze, sguardi e parlata, personaggio costruito alla perfezione) è nel suo, mai si allontanerebbe dal suo bar o, se la cinghia è stretta, dal suo frigo. Però quel milione di dollari, per lui, rappresenta anche più di un compressore o di un furgone, è l'occasione per alzarsi e muovere le acque del presente, facendo così emergere i ricordi del passato.
Si tratta di una pellicola godibile, rilassante, ottima fotografia e buoni sentimenti, musiche da "Banjo & Jack Daniels" su sedia a dondolo; ben recitata e con situazioni e dialoghi divertenti, seppur con retrogusto amaro di "tempus fugit" e società che corre.
Forse gioca un po' facile, ma piano piano lo stiamo imparando, "facile" non esiste. Almeno quello di qualità.
Voto: 6,5.
(depa)

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