Buonanotte, popolo.

Qualche sabato fa, in una Genova di fine maggio assediata dal gelo, tutti (cioè io, megalomane) in sala Negri a vedersi un bel film in VHS e tubo catodico. Ahhh che bello il sapore del passato! Quindi è stato un piacere, dopo aver accompagnato la "Brancaleone" nel suo zig-zag in Italia Centrale, compiere un altro salto in un'epoca trascorsa: "Nell'anno del signore" (1969) è il secondo film del regista romano Luigi Magni, classe 1928. Lo consiglio a qualsiasi pubblico.
A mio parere, davvero difficile trovare difetti in questa pellicola che scorre piacevole, regalando ampi momenti di divertimento e riflessione. La storia è quasi tutta vera, compresi i nomi: due carbonari (Leonida Montanari ed Angelo Targhini), in una Roma imbrigliata dallo Stato Pontificio, dalle sue ingiustizie (tutte terrene), dalla sue conseguenti paure (coprifuoco, ronde, ghigliottine), verranno condannati a morte, per tentato omicidio e, soprattutto, "Lesa maestà" (...).
Sullo sfondo, due personaggi azzeccati, il calzolaio Cornacchia e la donna più bella della Capitale (questo lo dico io), Giuditta, ebrea, appunto. Il primo è interpretato da un grande Nino Manfredi, la seconda da Claudia Cardinale, e chi se no, bellezza che toglie il fiato. Avendo iniziato a nominare alcuni interpreti, è doveroso soffermarsi sul cast, davvero notevole: accanto ai due carbonari, i due francesi Robert Hossein (classe 1927, in Italia noto soprattutto per questa grande prestazione) e Renaud Verley (classe 1945, "La caduta degli dei"), gli autori hanno riunito, a quanto pare contro le intenzioni iniziali del regista, veri mostri sacri della commedia italiana. Infatti, al fianco dei sopra citati, avranno una loro parte, emergendo per profonda caratterizzazione, Ugo Tognazzi (il cardinale Rivarola, fratello del "noto" ambasciatore :) ) e Alberto Sordi.
L'intreccio è avvincente, anche perché il periodo risorgimentale sembrava particolarmente "vivo e malleabile", tutto o accadeva o sarebbe potuto succedere, vera tensione sociale e culturale, alla faccia der Cupolone. Ma fosse così semplice. Non lo è. Ci vuole tutta la professionalità artistica del regista, prima di tutto grande sceneggiatore, cresciuto coi più grandi registi e tra i più illustri colleghi (per esempio, tali Age & Scarpelli).
Ottima ricostruzione di ambientazioni, atmosfere, e personaggi, quindi, con battute che rimangono nell'immaginario ("Sempre per futili motivi, allegramente!"). Tutti ingredienti per ritrovarsi in una Roma notturna (solo la luce delle idee tramate di nascosto e...della Cardinale) che ci racconta una storia tutta italiana, con eleganza e ironia.
Da sottolineare anche le musiche del romano Armando Trovajoli (Armando Trovajoli (scomparso nel Febbraio di quest'anno, 95enne), perfetto nell'inquadrare sia i momenti drammatici, sia quelli ironici al limite del paradosso.
Per me, ottimo film italiano.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento