Christie & Clair: giallo nel Devon

La settimana scorsa io ed Elena eravamo ancora lungo il sentiero di Montparnasse. Percorso più che libero, non ci facciamo certo problemi ad allontanarci un po' dalla terreno battuto. E allora, in sala Uander, chissà perché, si è finiti su di un'isola deserta assieme ad altri "Dieci piccoli indiani", più un parigino, autore cinematografico D.O.C., René Clair. Il suo film, tratto dall'omonimo romanzo di Agatha Christie del 1939, uscì 6 anni dopo.
Appartenendo al periodo hollywoodiano del regista francese (1941-1945, quattro film), "Dieci piccoli indiani" non emerge come classico film dedicato alla sua città natale e a quei brulicanti piccoli uomini dalle grandi emozioni, bensì per le emozioni suscitate nel pubblico, in primis brivido, interesse ed ironia.
Ciò nonostante, lo stile dell'autore è evidente. Regia pulita, dal montaggio ricercato, in cui il ritmo indicato dall'autrice inglese viene rispettato ed alimentato costantemente. I morti fioccano come le rime di una filastrocca, il sospetto schizza come le pupille negli sguardi degli ospiti dell'isola desolata. Mr Owen potrebbe essere ovunque e chiunque. E se i 10 invitati vi saranno sembrati un gruppo di cretini, che dire di milioni di xenofobi, d'incattiviti dalla paura e dall'ignoranza?
Giallo intrigante quindi, in cui la suspense cresce mentre la luce cala, i candelabri s'aggirano, i giochi d'ombre alimentano le fantasie, aumentano i fantasmi. Non conoscere il soggetto aiuta a godersi l'evoluzione dell'intreccio (beata ignoranza!), ma in ogni caso è un divertente ed elegante esercizio di stile, cui contribuiscono le interpretazioni di tutti i personaggi, caratterizzati a meraviglia; sarà che non sono curioso, ma non ho mai nemmeno ipotizzato il colpevole...
Soltanto una piccola deviazione; ora torniamo con René Clair tra le botteghe di Montparnasse.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento