"E voi...buttatevi!"

In giro per alcune sale italiane, proprio in questi giorni, gli appassionati potranno cogliere l'occasione per vedere un'eccezionale commedia, divertente e intelligente (le due cose dovrebbero andare a braccetto), sullo sfondo sempre la barbarie nazista, qui smascherata con eleganza in tutta la sua assurdità. "Essere o non essere" è una celebre pellicola del regista berlinese Ernst Lubitsch del 1942.
Questa volta sono i polacchi a dimostrare la loro forza, creatività e determinazione, nel contrastare i feroci piani dell'Adolfo ubriacone pazzo. Lo faranno tramite l'arte della recitazione, riconquistando la dignità e quella voglia di vivere che rischiava di finire tutta nell'insensata traduzione italiana del titolo.
Film impeccabile, regia precisa quanto dinamica, moderna, come moderne sono le acute battute pronunciate a ritmo serrato dagli attori, tutti abilissimi. Tra questi, Carole Lombard, conosciuta qui al 'Rofum da poco ("Mrs & Mr. Smith", girato l'anno precedente), lasciò certamente un dolce ricordo davanti alla m.d.p., ironica e disinvolta creatura, senza un tentennamento né di fronte al nemico, né alle spalle dell'amato; morì dopo questo film, in incidente aereo. Provate, sarà impossibile seguire senza apprensione le vicende della simpatica compagnia teatrale, difficile riuscire a non esplodere di fronte alle scaramucce tra i due primattori e agli stratagemmi con cui metteranno nel sacco il violenti allocchi nazisti. Viene ancora la pelle d'oca al pensiero della sala piena (il biglietto non era gratuito), delle risate costanti e dell'applauso finale (siamo nel 2013). Non fosse mai che il botteghino cambi rotta...
Appare come una perfetta commedia al sapor di Wilder poiché questi conosceva bene il gusto (meglio, il "tocco") del suo mentore, come lui scappato negli USA dalle grinfie della stupidità. Ora sappiamo un po' di più, perché Wilder avesse nel suo studio la targa "Come lo farebbe Lubitsch?".
(depa)

2 commenti:

  1. Ieri, in prima serata, mi sono diretto verso vico Carmagnola, un “caruggetto” nascosto in un angolo del centro storico di Genova, nel quale si trova il cinema City di cui non conoscevo l’esistenza. Le sale sono due e formate da solo quattro file e la pellicola “To be or not to be” di Ernst Lubitsch del 1942 è distribuita da una casa indipendente, come enuncia la prima didascalia che compare sul maxi schermo, e proiettata in lingua originale con sottotitoli.
    “Ok, Ste - pensavo - stai calmo… il clima è fantastico, molto “vintage”, in sala ci sono una trentina di persone e si respira aria di Settima Arte pura, ma questo non deve condizionare (ovviamente in positivo) il tuo giudizio finale sul film!”… Giuro che non è successo e sono obbiettivo nel definire questa commedia ECCEZIONALE!
    Parte subito ad un ritmo bello tosto che resterà costantemente tale fino alla fine e l’interpretazione dei due protagonisti è sublime: divertentissimo l’ingenuo ed egomaniaco Jack “Josef” Benny con quel suo modo perfetto di recitare ed una mimica facciale degna dei maestri della commedia (memorabili soprattutto le sue espressioni quando si trova nella stanza col cadavere o nelle scene sul palcoscenico del “to be or not to be”); ammaliante la dolce e finta ingenua Carole “Maria” Lombard, con quel magnifico sguardo nel quale devo ammettere di essermi spesso perduto.
    Battute ed eventi (intrighi) comici si susseguono fin dall’inizio (si parte pure con una bella supercazzola!) e regalano le prime grasse risate in sala, ma a farla da padrona è anche la suspense per le sorti dei protagonisti braccati dalla Gestapo e non mancano nemmeno i momenti di leggera commozione che strappano un ghigno amaro, come quando viene annunciato lo scoppio della guerra perché purtroppo “non ha subito alcuna censura”.
    Tuttavia la pellicola è una commedia quindi “i nostri eroi” la fanno franca e il finale è fantastico e regala l’ultima grassa risata al piccolo pubblico presente in sala, seguita da uno spontaneo e convinto applauso e dai commenti soddisfatti di tutti noi, mentre uscivamo dalla sala.
    Grazie a Depa per il suggerimento e per la conclusione della sua recensione che è una chicca da 10.
    Ancora una volta: evviva la Settima Arte!

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  2. La pellicola è nota in Italia anche col titolo "Vogliamo vivere!"

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