Fine del viaggio. Niech żyje filmów!

Ieri notte, in sala Ninna, ultimo giro con Krzysztof Kieslowski.
In questo, ancor più “relax” dell'ottavo, decimo episodio del “Decalogo”, dal sottotitolo “Non desiderare la roba d’altri”, il regista polacco ci mostra quanto la ricchezza e l’avidità possano cambiare la vita di due persone.

L’evento di una grande somma di denaro “piovuta dal cielo” può essere vissuto come un jolly da giocarsi in tempi di crisi oppure può farci sentire di nuovo un po’ bambini, cioè privi di ogni problema, scatenando così il terrore nell’animo e nella mente di tornare come prima e un nuovo sentimento d’avidità.
Kieslowski si congeda dal pubblico del Decalogo con un’opera ancora più relax dell'ottava. Spesso al limite del sarcasmo, pone l’accento sulle azioni del tutto insensate che la ricchezza (improvvisa e inaspettata) e l’avidità possono portare a compiere, offuscando le menti degli uomini e ribaltando i loro valori ed i loro rapporti. Sapere di possedere una fortuna invidiabile, essendo coscienti che questa potrebbe crescere ancora, può portare addirittura a decidere di “donare un rene” affinché ciò accada. Lo so che sembra un modo di dire, ma, arrivati all’ultimo episodio, sappiamo bene quanto Kieslowski, in questa sua opera, abbia sempre portato i suoi personaggi all’estremo.
Secondo quella che è stata la mia interpretazione delle apparizioni dell’attore Artur Barcis nei dieci episodi, Dio, in questo decimo, non compare.
Un suo comandamento (e i suoi annessi e connessi) d’altronde non era mai stato “giudicato” così esplicitamente condivisibile dall’autore e anche i due protagonisti, in fine, sembrano capirlo e gioire di ciò.
Tuttavia, il regista polacco ci ha regalato questo saggio cinematografico in dieci episodi che, nella maggior parte dei casi, non da giudizi, non vuole esprimere condanne esplicite, ma al contrario pone interrogativi e domande la cui risposta ognuno deve cercare dentro di se, analizzandosi a fondo. (Una dichiarazione, in tal senso, viene fatta da Kieslowski per bocca di uno studente nell’ottavo episodio). 
Personalmente, l’ho fatto ad ogni mediometraggio e ho espresso la mia opinione (sul ‘rofum) su ogni tema proposto e ho goduto della bellezza delle immagini realizzate da questo maestro del cinema del secolo scorso e della tensione e le emozioni che mi hanno trasmesso.
Consiglio vivamente a tutti i rofumanti di fare lo stesso.
(Ste Bubu)

All’inizio di questo percorso alla scoperta di Krzysztof Kieslowski e della sua “rivisitazione artistica” dei Dieci Comandamenti è venuto a mancare, nella nostra amata Genova, “il prete degli ultimi” Don Andrea Gallo.
Il Cinerofum ha deciso di dedicare alla sua memoria questa serie di recensioni.

1 commento:

  1. Eh già, il possesso delle cose. Può coprire ogni altra sensazione, positiva o negativa. Ebbrezza materiale che plasma le anime. I pensieri assurdi diventano reali, la bussola impazzisce e si è zattera tra flutti tempestosi. L'effimera euforia giovanile, finalmente, non può che "rompere le palle" o, peggio, distruggere i rapporti, avvelenare i giorni.
    Grande favola morale con un tragico parallelo finale...geniale.

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