Guillaume à la fête de la banalité

Domenica scorsa, la solita coppia di sbandati, io e Marigrade, s'è dovuta accontentare di una sola visione e, per quanto mi riguarda, anche scadente e urticante. Eppure, la favoletta personale che il francese Guillaume Gallienne ha portato sul grande schermo, pare proprio riscuotere successo, "I ragazzi e Guillaume, a tavola!" (dalla "Quinzaine des Réalisateurs").
Ho fatto una gran fatica a restare seduto. Ho storto il naso sin dalle prime battute, però ho atteso, "Beh è coraggioso, vuol fare qualcosa di particolare"...e avanti. Niente, ho passato un'ora e mezza (per fortuna) a chiedermi cos'avessero da ridere gli autori e il pubblico in sala.
Vorrei essere omosessuale per trovare le parole giuste. Ah no, in realtà, non è omosessuale, è vero. Sì vabbè. Un gran casino insomma, perché di questi tempi parlare di omosessualità facendoci una bella sghignazzata da bar è un must. Tocco delicato? Elementi biografici? Ma di che si sta parlando? Attorno a me una sala che esplode di risate perché di fronte ha un buliccio che può dar linfa ai meschini luoghi comuni di ogni spettatore.
Non c'è l'equilibrio che un'opera tale richiederebbe. C'è il grottesco straripante, applicato ad un tema che solo un'ironia acuta e cosciente potrebbe sondare, qui invece è becera. Ripeto, non me ne frega una fava che l'autore le abbia passate esattamente così! Allora vado al teatro a vedere il suo monologo che, sicuramente, dev'essere molto interessante. Ma al cinema, per colpa della sua ambizione ben focalizzata al "best selling" (dai dai, mettiamo in saccoccia! "Oh cava, guavda, davvero un film particolavissimo, molto delicato, fvizzantino!"), mi sono dovuto sorbire scene in cui il protagonista, nelle vesti della madre, irrompe sullo schermo nei momenti meno opportuni a scatenare l'ilarità (originalità?!), altre in cui le bocche delle ragazze vengono esaltate da un rallenti da conato, financo scene in cui, il "simpaticissimo" protagonista:
- si fa fare un massaggio da un nerboruto ariano che gli spappolerà le ossa. Sala GEA dell'Apollo in visibilio. Preferisco Boldi in una mitica scena di "Vacanza di Natale" o tanti altri.
- balbetta per 5 minuti abbondanti di fronte al dottore che deve decidere la sua idoneità al servizio di leva. Tutto molto bello. Originale e divertentissimo. Ah, la ciliegina, poi arriva una super bomba sexy che...gli fa due clisteri, uno in dentro e uno fuori! Ahahah che sfiancate ouh, risate grasse, di qualità.
- in discoteca, vede un bel fusto, si gira, non c'è più, si gira di nuovo e se lo trova dietro. 100 anni e passa di cinema, buttati nel cesso.
Senza parole.
La sessualità umana è un tema complesso. Io contemplo, senza accenti, ogni possibilità. Qui i casi sono due. O il protagonista ha davvero compiuto quel percorso, fatto possibilissimo e normale, data la complessità suddetta, e allora avrebbe potuto esimersi dal prendere per il culo (sì sì, per questo film si può scrivere così) chi ne ha compiuto uno un po' diverso. Oppure, peggio ancora, ha mentito a sé, a noi, a tutti, intuendo sinceramente, però, in quale direzione fosse il bottino ($$$). Se Gallienne il protagonista si fosse inventato tutto, facendo cabaret su di un tema così scottante, quindi abbassando ulteriormente l'asticella culturale che sanciva il ivello minimo per affrontarlo?
Non solo per il contenuto, superficiale, offensivo, è pure un film banale dal punto di vista cinematografico, patinato e confuso. Di peggio si può?
Unica battuta accettabile: "- Fa uso di medicinali? (Guillaume, svuota la valigia piena di farmaci) - Beh almeno non è mai solo". Non male no? Eh beh, d'altronde il film è stato "pluripremiato" con "Art Cinema" e "SACD"(?!). Ah beh.
Forse non l'ho capito.
(depa)

2 commenti:

  1. Ah per chi volesse tentare...è attualmente possibile vederlo nelle sale sotto il titolo di "Tutto sua madre". Il titolo italiano rende giustizia alla sua superficialità.

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