Sì, sì, fidati dei metodi tradizionali...

Sabato pomeriggio, solita rassegna "Cannes 2013" milanese; film cileno a produzione USA che può essere definito thriller psicologico, quasi psichedelico. "Magic magic" non emerge tra i film presentati quest'anno, ma, seppur lasciando qualche dubbio, non lo considero un fallimento totale. Del regista cileno, classe 1979, Sebastian Silva.
La pellicola mostra il lento esaurimento nervoso di una ragazza dotata di spina dorsale particolarmente debole e, forse, materia grigia di bassa lega (come la mia; però io me ne sbatto se non prende il cellulare, anzi!). Tale processo è descritto in maniera abbastanza suggestiva, complici quei reali meccanismi che possono scattare, a ben vedere, nei rapporti interpersonali di tutti i giorni. La spettacolarizzazione c'è, ovviamente. Ma ciò che causa la non completa soddisfazione personale, all'uscita dalla sala, è la superficialità dell'incubo vissuto dalla protagonista (nonostante l'inquietante e affascinante ruolo della natura, mondo vegetale e animale), qualche semplificazione (l'ipnosi) e un finale che suggerisce una mancanza d'idee. Anche se, il santone che combina un casino è geniale, ahahah!
L'interpretazione della sfortunata protagonista parte in sordina per farsi valere di pari passo con la paranoica escalation, ma il fulcro dell'attenzione dello spettatore sarà la singolare fisionomia dello strambo Brink (il canadese di origini siciliane, Michael Cera, classe 1988, visto in "Juno") e le sue movenze ben calibrate dal regista, forse grazie alla sua omosessualità, visto lo strambo mix risultante (che non aiuterà la povera Alicia a raccapezzarsi).
Diciamo che, solo per gli amanti del genere, potrebbe rappresentare una curiosità.
Voto: 5,5.
(depa)

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