Ciao Christensen, grazie "Oberdan"

Giovedì scorso, ancora allo "Spazio Oberdan" a trovare il regista danese Benjamin Christensen. Appartenente al filone dei suoi film realizzati negli U.S.A., "Sette passi verso Satana" (o "La scala di Satana"), del 1929, ha perso un po' in spontaneità, rispetto all'altro suo che ho visto la settimana precedente ("La stregoneria..."), guadagnando in spettacolarizzazione e ironia.
Horror "per scherzo" in cui emergono alcuni originali tentativi e importanti prese di coscienza: alcuni semplici e casuali passi possono essere caricati di suspense fino a trasformarli in una roulette russa infernale. Viene esplorato il potenziale fantastico e orrorifico del mezzo cinematografico. La mano (che sarà degli "Adams"), il professore barbuto (che m'ha ricordato la "donna barboncina" lynchiana, rivista di recente) e altri bestiali personaggi, così come i passaggi segreti e i cunicoli, popoleranno e allestiranno una casa dei fantasmi in ogni cinema. Il montaggio coraggioso (passaggio verticale tra le inquadrature, a suggerire un'ascesa) e la comica figura del suo protagonista e delle sue ingenue insistenze ("vorremmo tornare a casa") testimonia la volontà di intrattenere più che di illudere e catapultare.
Chi, a catapultare lo spettatore nel magico mondo cinema, ci pensa e riesce spesso, è lo "Spazio Oberdan" (con la fonte "Cineteca Nazionale"), cui va il mio ringraziamento più sincero. Oltre a questa interessante e curata iniziativa (ottimo sonoro dal vivo in sala, al sapor di Goblin argentati e trovate divertenti), più di quattro anni di visioni emozionanti che hanno alimentato la mia passione: l'"Oberdan" fa bene al cinema!
(depa)

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