"Generoso e...anni '70"

Come ha detto Albert Aporty, "due su tre, non è male...": anche 'sta volta niente film italiano ai "Chiostri". Va bene, allora tutti in sala Uander a correre ai ripari. Riparo che si fa reggia vera e propria quando Il Maestro Monicelli incontra la punta di diamante Ugo Tognazzi: rivedere "Romanzo popolare" (1974) è stato un vero piacere, commedia italiana di qualità, AGE e Scarpelli a spingere sulle fasce.
Quella narrata è una normalissima/stranissima storia d'amore, una grande passione nata un po' per caso, un po' per errore. I protagonisti sono le persone normali che affollano il nostro pianeta "popolare", sì, gente delle periferie, dei paesi dimenticati, quelli che possono crollare, tanto son lontani dalle vie dello shopping.
Monicelli, partendo dalla sceneggiatura, semplice ma credibile ed avvolgente, scritta da collaboratori di prim'ordine, supportato dalla musica di Jannacci che immerge, all'istante, nella nebbia milanese che attende fuori dalla fabbrica, confeziona una commedia agrodolce difficile da dimenticare.
E chi se lo scorda il buon Basletti che accovacciato sotto la pioggia? O la sua commossa dichiarazione? E le sue mitiche battute ("Ueh Nixon, giù le mani da Cuba!",
"Un altro round...")? O i fermi immagine e seguenti riavvolgimenti per analizzare meglio l'espressione da pirla del protagonista o il suo autogol che darà il via alla disgrazia...
Come ogni commedia che si possa rispettare, c'è dentro tutto: c'è la lotta di classe, la distanza un po' autentica un po' fittizia tra Nord e Sud, il fenomeno sociale del tifo calcistico, la fiamma della passione e la cecità della gelosia, tanto altro. In mezzo a sentimenti più che reali, Monicelli, come al solito, piazza macchiette qui e là che, alla fin della fiera, danno il vero corpo all'opera: "Salvatore" Starnazza, così come i parenti meridionali, sono tutti personaggi caricaturali con cui, però, ogni persona venuta dal basso dovrà aver avuto a che fare e dalle quali prendono forma i piccoli meccanismi di ogni giorno (esempio quel "è giovane!" che fa scattare nel protagonista la serratura del sospetto).
Pura Milano, pura periferia, puro popolo, quello che sa lottare, sorridere, incazzarsi e perder tempo. Accanto a due giovani (e bellissimi) Ornella Muti e Michele Placido (rispettivamente, 19 e 28 anni), volti noti e voci conosciute, una su tutte quella del grande Enzo milanese, cui dedico questa recensione.
Riprendendo la citazione nel titolo...questo è un ottimo film, onesto e sincero, proprio "come il Lambrusco!" e...Il Maestro.
(depa)

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