Il tempo, l'aspetto...

E' tornata Elena! Sì, rapita con la forza a Parigi dalla famiglia, obbligata con la violenza a cibarsi di macaron e crêpe suzette ("abbiam visto più gastronomie che musei"), ieri sera s'è adagiata sul divano 4 posti della sala Uander, catapultata dall'altra parte del mondo: intendo Sud Corea, intendo Kim Ki-Duk: "Time" è un film del 2006 in cui, come al solito, la sceneggiatura la fa da padrona e le immagine reggono il confronto.
Si parte e Kim Ki-Duk (lo ricordo, nominato da Bubu, a ragione, il nostro idolo ufficiale) ripropone un suo tòpos: il contrasto tra il rappresentato e la rappresentazione, truce il primo, dolce la seconda. L'artista coreano continua a provocare lo spettatore, con la consapevolezza di avere una sensibilità tale da poter inquadrare anche un sacchetto della rumenta o una ferita profonda, riuscendo a confezionare un affresco notevole. In questo caso, ad esempio, chirurgia e sesso emergono con gran delicatezza (anche il protagonista sulla tazza!). Un po' la musica, un po' una sua sintassi che ormai abbiamo imparato ad accogliere senza ostacoli, come quelle fughe sull'"isola delle sculture". Inoltre, ci tengo a sottolineare la bravura della protagonista (Ha Jung-woo, classe 1975), evidente nelle scene di massima forza, nelle rabbiose esplosioni.
Questa 13a pellicola non è la più robusta dell'autore che viene dalla parte settentrionale della Sud Corea, è vero, risente più di altri di una certa artificiosità; ciò non toglie che si tratta di un cinema originale, che prova a creare, a mettere in moto, questa volta un po' più a testa bassa, ok. Ma se il Morandini si chiede come sia stato possibile che la voce della protagonista femminile non sia stata riconosciuta dal partner (dettagli che un cinefilo avrebbe dovuto imparare ad ignorare, in opere simboliche come quelle del sudcoreano), credo sia più interessante chiedersi, invece, perché la "seconda" protagonista abbia organizzato l'irrealizzabile incontro con la "prima": lo fa per mettere alla prova il suo nuovo "fascino"? Lo fa per vedere se, al di là dei corpi, fu qualcosa di più alto a legare il suo amato a lei? Stato confusionale causato da una passione che sente il ticchettio del tempo? Oppure...insomma, metteteci anche un po' voi. Il cinema di Kim Ki-Duk è sempre uno sballo, anche quando il film di turno non è stata la "serata" più bella della nostra vita. Non solo perché attorno, ad esempio in Italia, c'è il vuoto (suppongo ci sia qualcosa di altrettanto valido in circuiti che il Cinerofum, ahimé, non bazzica), quello rattrista, ma perché ogni opera del regista regala emozioni, attesa e sorpresa, per tutti i sensi.
(depa)

1 commento:

  1. Incredibile cosa Kim riesca sempre a partorire! Che dici Depa, possiamo cominciare a dargli del tu?!?
    Un genio malato quest’uomo! Cioè… concordo sul fatto che questa pellicola non sia la migliore dell’autore perché, a mio parere, più “concreta” e meno “favolosa”, ma comunque si è andato ad immaginare una storia incredibile, dando anche una pennellata d’erotismo, che ancora non avevo visto partorita dalla sua mente, semplicemente meravigliosa e ha scaturito in me il solito mix di stupore ed emozioni che vanno a salire fino a raggiungere l’apice con uno dei suoi finali.
    Pensate cosa deve essere amare qualcuno alla follia... Moltiplicate la follia che vi siete immaginati per 1000… Ora pensate a cosa deve essere amare questa persona senza, all’improvviso, sapere più dove si trovi e soprattutto che aspetto abbia… Il finale (alla Kim) poi rende il tutto maestosamente insopportabile solo all’idea e la reazione di Seh-hee è fin troppo composta e quasi razionale, a mio parere. Ma, come direbbe Depa, questa è roba da psichiatri…
    Tornando invece alla tanto amata Settima, le immagini, ancora una volta, sono il risultato sublime di una tecnica sopraffina e soprattutto tanta creatività nell’inquadrare e nelle scenografie anche se, riguardo quest’ultima, è proprio vero: riuscirebbe a creare qualcosa di meraviglioso anche inquadrando un sacchetto della rumenta! Tuttavia la sceneggiatura di questa pellicola è talmente originale, appassionante, profonda, ricca di spunti, angosciante e coinvolgente che, anche per questo, la loro poesia mi è arrivata meno potente… O almeno io l’ho percepita così.

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