La passione di Hitchcock

Elena ed io, ieri, allo "Spazio Oberdan". Alle 19. Proiezione: "Hitchcock", film tributo al genio londinese della suspense e alla sua più grande collaboratrice, Mrs. Hitchcock, Alma Reville. Forse sono stati i residui della commozione per il film visto il giorno prima, nella stessa sala, tant'è che questa pellicola mi ha tenuto piacevolmente compagnia, addirittura commuovendomi. L'autore è il concittadino di "Hitch" Sacha Gervasi, giornalista e sceneggiatore classe '66.
Ciò che dev'essere premesso è il carattere di questo film: non è un documentario. Le verità (molte) sono sapientemente mescolate con le invenzioni (altrettante). Quindi, prima lo spettatore riesce a scostarsi da esigenze troppo veriste, prima riuscirà a godersi questo piacevole tuffo nello straordinario personaggio Alfred Hitchcock.
In particolare ciò che viene raccontato è la preparazione di una delle opere più celebri del maestro inglese, "Psycho". Esponendo i dubbi, le lotte e le idee che attanagliarono il protagonista e la sua consorte, quella moglie (ben interpretata dalla londinese Helen Mirren) che lo accompagnò, lo sostenne e lo "sbloccò" (ispirazione e sprone) in molte occasioni, lei dolce moglie (chissà) e ottima sceneggiatrice (si sa).
Il tutto è raccontato con leggerezza e costante humour inglese che intrattiene scorrevolmente. Inoltre la fotografia riesce ad evocare il cinema del grande maestro, dimostrando come gli autori ne conoscano le linee guida, quelle che permettevano di avvolgere il suo pubblico in atmosfere impareggiabili.
Per esempio Ha senso chiedersi se "Hitch" avesse davvero simulato rabbiosamente la celebre sequenza della doccia? No. E' emozionante vederla in quel modo? Sì. Così come è commovente (nel senso che ho pianto, ok, chiamo la Sala 13 per un letto) vedere Anthony "Hitch" Hopkins che ricorda gli inizi, o mentre scruta il proprio pubblico alla prima (pelle d'oca).
Ce l'ha insegnato Lui, coi suoi marchingegni e stratagemmi: tecnica e marketing, parola che in questo caso pare distante anni luce da quella tronfia e vuota che, oggigiorno, esonda in ogni opera ed affare; addirittura nei pressi della parola "passione".
Bubu, adori il Maestro d'Oltremanica, right? E allora questa sarà una dolce caramella per te (o belìn, magari poi la sputi!).
(depa)

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