Altro succulento by Leone

Eh beh. Sergio Leone non tradisce. Niente da dire, anche questo 3° capitolo della "Trilogia del dollaro" è un piacere per gli occhi e per lo spirito. "Il buono, il brutto, il cattivo", 1966, cinema che galoppa tra cadaveri di gente ammazzata e panorami liberi. Che dire? Se non lo avete già fatto...
Dall'inizio alla fine. Dai titoli di testa, sempre succulenti nei film del regista romano, sino all'ultima formidabile sequenza. E' roba italiana. Morricone alla musica. Vincenzoni, AGE & Scarpelli, Donati alla sceneggiatura (oltre al regista). Spaghetti western che riscalda le polpette come una vecchia nonna di Trastevere, perché si sa, il giorno dopo in padella son più buone. E' vero. Non technicolor, o techniscope; è lo spirito degli autori che amplifica gli ingredienti del western hollywoodiano. Di chi sia la paternità di questa storia, quasi quasi non m'interessa. Ma la carne al fuoco è molta e il ritmo, per tutte le tre ore circa, sarà elevato, scandito da una selva di episodi, scontri, intermezzi.
Le presentazioni: il primo, stinco di maiale in mano, è "Il Brutto". "Il Cattivo" è il secondo, strage di innocenti all'occhiello. Poi viene il terzo, "Il Buono", sì, ma non troppo.
E un tesoro. Classico. Ma come lo si insegue e in mezzo a cosa, no; quello è novità. L'avida ricerca permetterà allo spettatore di apprezzare l'accuratezza dei personaggi (anche, e soprattutto, i secondari), dell'ambientazione, intesa come scenografia (e fin qui ci siamo, è un Leone: per quanto sgangherati e al risparmio, il risultato, nei due precedenti film, era ottimo) e, dolce sorpresa, come situazione storico-sociale. Fa il suo ingresso nel racconto la Guerra Civile Americana, in tutta la sua violenza e assurdità. Elemento 4° di questo racconto, vero e proprio generatore di capovolgimenti e di...morte.
Perché, è inutile far finta di non vedere, oltre alle trovate di spirito (l'esplosivo sulla barella), il cinema di Leone sa anche essere elegante. Senza scomodare la celeberrima sequenze finale (il triello al cimitero, montaggio scoppiettante gestito da esperto e preciso artificiere), basti pensare allo stupendo parallelo tra il caricamento della pistola da parte de "Il Buono", la marcia della colonna di soldati (zoccoli dei cavalli) e l'avvicinamento dei tre sicari (gli speroni). Oppure a come viene introdotta la scena del cimitero: le posizioni della m.d.p. e le scelte di montaggio (chirurgico e originale) preparano alla perfezione lo spettatore alla resa dei conti finale. Regia d'autore grazie alle grandi capacità nei vari ambiti. Freschezza della trama, montaggio in grado di adattarsi alle circostanze, mise en scène fortemente spettacolare.
Contrappunti riusciti: per esempio durante il pestaggio de "Il Brutto" da parte del caporale (macelleria Brega), con la dolce musica e il soave, ma diabolico, coro all'esterno.
Poi ci sono gli attori, non certo degli sprovveduti: c'è Eastwood che è buono sullo schermo, rompipalle dietro le quinte (e dietro la m.d.p., aggiungo io); c'è Van Cleef, cattivo quando sente "azione", tenero allo "stop"; il simpatico "Tuco", il brutto Eli Wallach, invece, pare lo fosse sempre. Tutti bravi al momento del fare. All'unisono col regista.
Sergio Leone è più dissetante delle pastiglie. Ahhhhhh.....Guardatelo.
(depa)

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