Hepburn e Bogart in technicolor africano

Sono ancora in terapia. Ieri sera, prima di andare tutti a nanna (intendo io con me), la sala Uander mi ha somministrato uno Huston 1951. Il regista che venne dal Nevada (1906-1987) in quell'anno realizzò "La regina d'Africa", con la super coppia Humphrey Bogart and Katharine Hepburn. Film d'avventura in cui, dal lato rosa, i due protagonisti mostreranno gli occhioni languidi di due innamorati, dall'altro, verrà mostrata l'immensa forza racchiusa in quella terra così poco adatta alle visite dell'uomo.
La storia si basa sul romanzo dello scrittore inglese Cecil Scott Forester, del 1935. Ambientazione: Africa nera, Congo, Uganda, quei posti laggiù; un caldo insopportabile, umidità 300%, coccodrilli e zanzare. Huston, ci vuole lì, nel 1914, titoli di coda che, circondati dai suoni della giungla, ci accompagnano proprio nel cuore del villaggetto tirato su dal solito missionario così pronto a rafforzare la scorza degli indigeni (senza che nessuno glielo chiedesse, probabilmente), da cadere stecchito alla prima incursione esterna. Comunque, torniamo a noi: grande atmosfera, il caldo si sente anche in sala Uander. E' evidente che i due protagonisti, non più nel fior fiore degli anni (la Hepburn 44, Bogart 51), stiano risentendo delle condizioni climatiche. Ma non mollano, no. Lei s'inventa un piano irrealizzabile e lui ci casca poiché è già cotto di lei. La trama non è certo la cosa più esaltante di questa pellicola, osannata dai più. Certo, è sempre un piacere vedere il buon vecchio H.B. sbronzo, ma le sue facce comiche non contribuiscono certo a mantenere la tensione che una pellicola come questa dovrebbe conservare. Oddio, i momenti di paura vera ci sono, i due scapestrati eroi paiono proprio spacciati, inglobati dalle canne e dal pantano del fiume Ulanga. Però questa è una storia da non prendere sul serio (si veda anche l''incontro finale coi tedeschi).
Si sono sfiorati, si toccano! Rosy e Charlie si amano. Oh che bello. E ridono tantissimo anche. A pensarci bene, realizzando un azzeccato contrasto tra i "caro" e i "tesoro" dei piccioncini e le bestie feroci sullo sfondo, sulle rive del fiume. Sempre in nome della leggerezza e dell'ironia. Come scritto sopra, per fortuna le rose e i baci della fase centrale lasciano la scena alla Grande Africa, al fascino di quel mondo sconosciuto, quando caldo, rapide, sanguisughe, zanzare si susseguono a sfiancare i due improvvisati marines.
E' il 1951, ricordiamolo. Le sequenze subacquee (girate in studio), quelle della discesa delle rapide e le ricostruzioni dei nubifragi riuscirono davvero a far aprire qualche bocca nelle sale cinematografiche del tempo. Oggi dobbiamo fare un esercizio, non semplice, di immedesimazione.
Maximum respecta per tutti gli addetti ai lavori, davvero, ma non credo di non riuscire a prendere sonno ripensando a questa prima volta, in Technicolor, della mitica coppia diretta dall'avventuroso John Huston.
(depa)

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