"Sono giusto e razionale"

Uno dei film proiettati ieri allo "Spazio Oberdan" è del regista francese François Ozon. Ma "Gocce d'acqua su pietre roventi", del 2000, porta l'evidente traccia del grande Fassbinder, non solo per i colori e gli abiti seventies (che avremmo potuto trovare in una delle sue tante pellicole), o per la determinazione nel seguire sentieri raramente percorsi ma, soprattutto, per quella disincantata ma appassionata interpretazione del sentimento amoroso.
Il tema dell'"amore più freddo della morte", caro al regista e drammaturgo tedesco, viene portato avanti dal collega francese, non con la stessa impostazione stilistica (più mobile Ozon, più affabulatore), ma con il medesimo approccio, convergendo nelle atmosfere e nei colori unici, nei drammi e nelle ironie feroci, già portate magistralmente sullo schermo da R.W. Fassbinder. "Il diritto del più forte" è quello di chi ama, rivoltando come un calzino il termine e trasformando la passione amorosa in una fame di possesso. Lo scenario è cupo, ma questo cupo ha il suo bello. Ozon lo attraversa con questa affascinante montagna russa di stili ed emozioni: si passa con disinvoltura tra il dramma e lo scherzo (come il suggestivo balletto o nella scena in cui tutti si affannano a servire il padrone di casa, "Ti vado a prendere le pantofole!", oppure quando Leopold grida "tutti in camera!"...sono esploso).
Storie d'amore omosessuale che sono storie d'amore. Ma che, per forza di cose, esibiscono sfumature tutte proprie, che qualcuno ha il dovere di immortalare sullo schermo. Questa pellicola lo fa, qui in maniera più profonda, lì più leggera (la ripetizione delle "attese in camera", le musiche a fare da contrappunto in alcuni casi, da amplificatore in altri), senza però degradare a vuota o volgare parodia. Come nelle "Lacrime amare...", le origini teatrali del soggetto di questo film si percepiscono, ambientato in un appartamento, quattro attori in tutto (due dei quali principali) e grande attenzione alle parole e dinamiche tra i protagonisti. I quali, sono credibili pure nei momenti maggiormente iperbolici e surreali, grazie alle ottime prove degli attori (magnificamente doppiati nella versione italiana) che, assieme al regista (fotografia che inebria, movimenti macchina che cullano o scuotono), riescono perfettamente a catapultare lo spettatore su di una moquette anni '70 su cui la passione avanza lenta e impacciata.
Società maleducata, credo, se film di questo tipo possano essere fatti decentemente solo da registi omosessuali (sia Ozon sia Fassbinder). Società ancora ignorante, anche.
Promuovo Ozon per questo film che permette, oltre ad apprezzare le sue capacità, di fare un mezzo tuffo nelle tematiche del grande autore tedesco.
(depa)

1 commento:

  1. Gran bel film e recensione perfetta.
    Un’intrigata storia d’amore e ossessione che mi ha rapito dall’inizio alla fine. Il rapporto tra Leopold e Franz si basa sull’ossessione che il ragazzo prova per “il suo creatore”. L’omosessualità non è in primo piano, bensì è solo proposta come motivo scatenante di questo strano e inquietante sentimento che lo scaltro e fastidioso Leopold sembra aver previsto.
    Altre impensabili dinamiche, che subentrano con l’ingresso in scena delle due protagoniste femminili, portano cambiamenti continui e radicali nella mente del fragile Franz che vengono trasmessi alla grande allo spettatore attraverso riprese geniali. Su tutte mi hanno colpito però quelle dei vari protagonisti che in diverse situazioni vengono ripresi “affacciati” alla finestra. Ognuna una metafora e un’emozione, come nel fantastico finale, preceduto da una serie di eventi imprevisti e proposti in rapida successione, tanto che il ritmo diventa da commedia teatrale, la trama tocca piacevolmente a tratti il grottesco e, prima di tutto ciò, si sobbalza pure sul divano per un “non finale” più che prevedibile. E che dire delle curve di Anna?
    Un film bello pieno. Assolutamente consigliato!

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