Bravo Gaglianone, quant'è vera la finzione

Ieri pomeriggio, la rassegna dedicata a Venezia 2013 ha proposto un film che diviene buon documentario che diviene atroce realtà. Sì, è difficilmente classificabile, è vero. Con l'intelligente "La mia classe", Daniele Gaglianone sfrutta bene quella terza possibilità che gli concessi due anni fa. Acuto e toccante, con un ottimo Valerio Mastandrea, affettuoso e amareggiato, a supporto. Insomma, altro che scuole svizzere chiuse..., questo commovente affresco sull'assurdità dei nostri tempi e delle nostre menti, dev'essere fatto girare, nelle sale, nelle TV (sì, buonanotte), negli HD, nei cervelli...
Sì, perché qualcosa dev'essere fatto. "E' tutto inutile" è vero, ma anche falso. Un'opera può tanto. Un film resta per sempre. Sulla pelle di chi lo guarda. Se il film apre uno squarcio, seppur già noto, nella testa dello spettatore. Mi vien voglia di bermi una birra con tutto lo staff che ha lavorato su quest'opera. Ma sì, da un baracchino di strada. Pacche sulla spalla, anche se a denti stretti. Perché il quadro è allucinante, demoralizzante. Ma non è urlata l'ultima parola.
Metà finzione, metà realtà. Fusione affascinante che innalza l'opera a carattere unico. Idea che moltiplica le riflessioni. Le domande si rincorrono. Lo spettatore non aspetta, non può star fermo. Si pone un quesito, si sposta, prova a dar risposta. Il rischio di percorrere le facili strade della commozione a buon prezzo è lì a bordo schermo. Ma Gaglianone & C. rimescolano abilmente, voltano le carte, puntano la m.d.p. anche verso il pubblico. Ad ognuno le proprie responsabilità.
Sono sicuro che i consueti venditori ambulanti, all'uscita dall'Anteo, ieri, avranno fatto affari d'oro. E va bene così. Ma il vero successo dell'autore anconetano avverrà quando il saluto a quell'uomo che viene da lontano, sì, anche soltanto un saluto, "proseguendo" come immortalato da Daniele Silvestri, verrà rivolto anche quando la pelle non friggerà, il cuore non pulserà più, a causa della visione di questa pellicola. Non so predire la percentuale, ma sono sicuro che capiterà.
Perché è vero; è assurdo: il nostro migliore amico grida al di là di un cancello, ci chiama, pensiamo sia minaccia, invece è la più grande, l'unica possibilità di prendere coscienza di noi.
(depa)

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