Dopo...si sbadiglia

Alla sezione "Orizzonti" della rassegna veneziana 2013 apparteneva il film "La vita dopo", del regista messicano David Pablos. Marigrade ha apprezzato, io no. Sceneggiatura banale e trita, regia anonima e codarda. Viene da chiedersi perché girare questo film. Però recuperatelo, così ci confrontiamo.
Come ormai sapete, raramente riporto riferimenti alla trama. Quando ciò capita, il mio intento sarebbe quello di sottolinearne la debolezza. Questo è uno di quei casi: una madre "ci va sotto" per la morte del padre, un bel dì scappa, i due figli si mettono alla ricerca. Ok, il solito viaggio che porta, inaspettatamente, solo ad una scoperta di sé. Nelle intenzioni, perché in questa pellicola si resta sempre in superficie. A ben vedere, il ragazzo che pare problematico, ha il solo difetto di starsene ore a guardare la televisione e a ridere con poco garbo (ma è lui che mette in guardia la madre dai richiami dell'alcool, è lui che s'avvicina all'altro sesso, è lui che si assume la responsabilità del fratellino; fu lui a sostenere la madre in lacrime). Il ragazzo dal viso d'angelo, dopotutto, è quello più esposto, sarà lui a compiere il gesto più insensato. Qualcosa, quindi, non torna. Non si vive un'emozione che mi spinga a consigliarne la visione. Un po' di coraggio! O devo commuovermi per la tortuga spatasciata per terra?
Rapporto tra fratelli senza madre buttato lungo un road movie che non lascia certo ricordi indelebili. Unico risultato positivo, una sensazione di pulviscolo nelle stanze, di polvere per le strade, ben ricostruita, a sottolineare uno stato esistenziale malridotto. Un po' poco, soprattutto per risollevare un'annata veneziana davvero avvizzita.
Voto: 5.
(depa)

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