Tu uccidi lui, io uccido lei

Nel 1951, significativamente nel periodo tra "Rope" ed "Dial M...", Alfred Hitchcock girò un film che prosegue l'esplorazione di temi criminologici come il delitto perfetto e il movente. "L'altro uomo" (t.o. "Strangers on a train") è l'ennesima perla plasmata dal regista londinese e dai suoi collaboratori, in primis Robert Walker, più che azzeccato nella parte dello psicopatico, ironico e svogliato, rampollo. Io ed Elena col sorriso, of course.
Il film inizia e la cura nella scelta delle immagini e del loro montaggio ci ricorda, nel caso in cui ci fossimo distratti, che abbiamo di fronte un Hitchcock. La sequenza introduttiva delle scarpe ha significato ed energia, dinamo che avvia la narrazione e da corpo alla suspense. Poi compaiono Farley Granger, nelle sue classiche vesti di ragazzo pensieroso e spaesato, e soprattutto il già citato attore statunitense. Le carte, as usual, messe subito sul tavolo: un criss-cross omicida. I due protagonisti hanno un buon movente per "risoluzioni" personali, perché non invertire i compiti? Chi potrà mai collegare i due eventi? Non male.
Solo che uno è un pazzo furioso, per quanto astuto, l'altro è un tennista poco pratico di altri tipi di giochi a due. Quindi l'intreccio sarà complesso, niente di prevedibile. Su di esso, le immagini del grande regista, con movimenti che ormai conosciamo, inquadrature che continuano a stupirci (l'obliquo che suggerisce il sinistro; le soggettive della partita a tennis) e artifici che non smetteranno mai di assillare la nostra fantasia (il rallenti sulla carezza all'alano). Le immagini a supporto, quindi, e i personaggi: Bruno è il vero catalizzatore d'attenzione del film, reso ancora più oscuro da un altro personaggio chiave, sua madre. Questa pare non voler ammettere, piuttosto che capire, i problemi che attanagliano la mente e i nervi del figlio; consapevole, forse, di non essere stata in grado, assieme al marito ipocritamente alla "vecchia maniera", di allevare un figlio in un focolare sano. Il fatto che Walker fosse fresco reduce di problemi psichiatrici può chiarire perché il risultato della sua interpretazione fosse talmente forte. L'attore morì proprio nel '51, trentaduenne, lasciando quest'ottimo ricordo.
Anche in questa pellicola è presente la sequenza "clessidra", "ad orologeria", presente in altre del gran regista. Proprio come la sequenza del bus de "Il sipario strappato", o quella della telefonata de "Il delitto perfetto" (a differenza di "Nodo alla gola", in cui non c'è alcun countdown essendo il crimine già stato consumato), in questo caso il respiro del pubblico viene messo alla prova durante la sequenza della citata partita di tennis, che offre una lezione di montaggio per ogni aspirante cineasta. Ovviamente si può trarre insegnamento anche dalla disastrosa sequenza della giostra finale (che rapidità e che botto!), ma che dire del contrappunto messo in scena nel "precedente giro di giostra"? Le risa dei ragazzi, più liberi che mai (quasi scabrosi, grande Hitch), i sorrisi dei bambini, la musica che addolcisce gli attimi, e, sullo sfondo, sorriso diabolico stampato sul viso, "l'altro uomo", quello "strano del treno" (lo stesso che incombe dalle ampie scalinate bianche di Washington), a presagire il tragico evento. Poiché vista recentemente mi ha ricordato quella tutta italiana di "Molti sogni per le strade", ma in quest'ultimo caso la disperazione sostituisce la paura. Ma il luna park, lo sappiamo, è luogo cinematografico dove i sogni possono assumere qualsiasi forma...
Questo film fu un successo, a differenza di "Torn curtain"...come se la sequenza del tombino, vista in questo, non fosse inverosimile (prima il braccio passa a stento, poi d'emblée); come se questo film avesse più ritmo di quello girato con Newman 15 anni dopo! Inoltre, come suggerito da Elena, "Guy" Granger avrebbe potuto semplicemente...perdere la partita. Ma allora? La macchina dei sogni dove starebbe? Che "fetta di torta" sarebbe?! Bah, forse è solo che i critici cinematografici e gli stupidi (come me) hanno l'unico desiderio di imprimere la propria firma in più luoghi possibili. Sono entrambi opere superlative.
Anche io, come l'impicciona occhialuta Patricia "Barbara" Hitchcock (figlia del regista: brava, davvero insopportabile!), "dico sempre quello che penso, perché non sono in politica": voglio fare sesso con Hitchcock.
(depa)

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