Un Ozon sterile e impotente

Ancora François Ozon in sala Uander. Io ed Elena. Nel 1999, il regista francese girò il suo secondo lungometraggio: "Amanti criminali". Sottotitolo "Chi se la fa, se l'aspetti". Hai voglia a vederci Rimbaud e i fratelli Grimm. Io c'ho visto solo un film inutile, scabroso in maniera ossessiva, pretenzioso senza scorza.
In quest'altro thriller a sfondo erotico, l'omo-Ozon pare più dedito a sfogare le proprie repressioni, piuttosto che a coinvolgere lo spettatore. La provocazione, questa volta, colpisce a vuoto. Molta inverosimiglianza per costruire un intreccio che causi shock, finendo però in corto circuito. Per fortuna, marchio di fabbrica del regista (da tenere sempre a mente, per non rischiare d'incazzarsi troppo), l'ironia fa da collante tra le sequenze, rendendo possibile una visione che assume vesti allucinanti, con un piccolo salto nell'assurdo. Su tutto il film, come scritto, il peccato (veniale o no, decidete voi) di volersi avvicinare all'opera dell'infernale poeta connazionale del regista. Ambizione che, secondo me, porta solo confusione, facendo scomparire, proprio come in una favola, tocco registico ed emozioni del pubblico durante la visione (di qualunque tipo).
La resa dei conti non salda il debito. In sala Uander tutti inferociti. Più che evitabile, poiché i folli percorsi nella sessualità umana possono e devono essere affascinanti, interessanti, la materia lo permette. Concludendo, somma mazzata per te, Ozon: film che non crea e non si rizza.
(depa)

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