Buddy korean, poca roba

Venerdì sera Bubu è arrivato a Milano. E io non ce la faccio. Lo devo trascinare allo Spazio Oberdan. Bubu deve sapere in che guaio mi sono andato a cacciare, da un po' di anni. E quale occasione migliore di un film sudcoreano, per di più di un regista cresciuto al "suo" fianco (ma sì, di Kim, e chi se no?!) ? Beh diciamo che "The secret reunion", secondo lungometraggio diretto in solitaria da Hun Jang, raccimola '+' e '-' sul registro, cercando in ogni caso di dire qualcosa di nuovo nel campo dei buddy movie (storielle d'amicizia, tipicamente tra due americani combinaguai), riuscendovi in parte.
Cominciando come spystory, in maniera un po' troppo sbrigativa e superficiale (botte da orbi, il solito che ne fa fuori 40 senza subire un graffio), la pellicola attua una svolta in cui si avverte maggiormente l'influenza del regista che il Cinerofum ama tanto. Situazione paradossale: buono e cattivo, sbirro e super spia, uniti a raccattare mogli scappate dal nido (spunto questo che, comunque, apre una finestra su un fatto sociale sotterraneo). La storia scorre si arriva alla resa dei conti, con tanto di scena finale sopra le righe (giù dal quarto piano, tutt'ok) ma con qualche dettaglio apprezzabile (la "finta coltellata" non fa gridare allo scoop, però dai...).
Taglio confusionario, non si capisce dove il regista voglia arrivare (se vuole arrivare). Come sul tagadà, soffro questi film asiatici in cui si vorrebbe far ridere molto (qui la scena più divertente rimane quella dei due scagnozzi che coraggiosamente caricano la banda dell'appassionato di calcio...) e commuovere altrettanto; quest'ultimo fine porta la pellicola verso lidi di acque rosee che, però, tanfano (nell'ultimissima scena i due ingredienti vengono buttati nella pastamatic e via!).
Ripeto, poca roba per un film che dovrebbe "esportare la cultura sudcoreana nel mondo". Dubbio: possibile che l'intento fosse, invece, quello di regalare magic moments di cinema connazionale ai sudcoreani residenti nel capoluogo lombardo? Lodevole, ne convengo, "vabbè ma allora ditelo...". Non ricordo altro. Bubu, sequenze memorabili, considerazioni?
(depa)

1 commento:

  1. Sequenze memorabili decisamente nessuna.
    Concordo con la tua recensione, in particolare su quel “-“ per quel che riguarda l’avvio sbrigativo della storia (usciti dal cinema ti ho subito espresso il mio fastidio: ok, se avesse raggiunto subito il tipo, il film sarebbe finito lì, ma uno sbirro che corre lungo la superstrada sulla corsia d’emergenza libera, con le macchine che gli passano accanto a passo d’uomo, senza fermarne una per saltarci su e raggiungerlo, è troppo inverosimile! Anche fosse stato un carabiniere!?!) e su quel “+” per la scena finale del coltello.
    In generale, forse anche perché ho sempre detestato questo genere nato e cresciuto negli States, figuriamoci proposto da un connazionale del mitico Kim, concordo anche con il tuo giudizio negativo, aggiungendo un ulteriore punta di cattiveria, esprimendo cioè il mio pensiero su quella “situazione paradossale” che non ho trovato né affascinante né originale.
    Film inutile.

    Secondo me, sì: molto probabilmente l’intento era quello di regalare magic moments di cinema connazionale ai sudcoreani residenti a Milano, ma vuoi dire che non c’era nulla di meglio per farlo? Boh… forse il “filmone” era quello seguente che non abbiamo potuto vedere, causa mancanza dei sottotitoli… Chi può dirlo… Fatto sta che l’unica cosa positiva della tappa cinematografica di sabato pome è stato togliermi finalmente la curiosità di vedere il famoso Spazio Oberdan, ma solo il giorno seguente, con quella mitica tripletta, ho capito in quale guaio ti sei cacciato: bello grosso! :)

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