Lunedì sera, in sala Ninna ha
fatto la sua ricomparsa il maestro Mario Monicelli con “Caro Michele” del 1976, una commedia brillante e appassionante,
grazie ad una sceneggiatura molto originale e frizzante e soprattutto ad una
grandissima prestazione di Mariangela Melato.
L’anno successivo all’uscita
nelle sale del tanto amato “Amici miei”, Monicelli diresse questo film meno
accattivante, ma decisamente molto valido.
La commedia racconta uno scorcio
di vita di un buon numero di personaggi parecchio strani nella loro normalità e
affascinanti nella loro semplicità, tutti accomunati da un'amicizia o uno stato
di parentela con Michele, un ragazzo che, dopo le rivolte del 1968, è
esiliato a Londra e si mantiene in contatto epistolare con un amico, la madre,
le sorelle e una ragazza madre, Mara, interpretata da una superba Mariangela
Melato, la cui irruenza fa sorridere, incazzare
e ridere quasi contemporaneamente. Ormai non ci sono più aggettivi che Depa,
io, il Tigre o chiunque altro abbia scritto sul ‘rofum non abbia usato per elogiare
l’attrice milanese recentemente scomparsa. In questa pellicola, c’è poco da
fare, quando in scena c’è lei l’attenzione sale, il ritmo della commedia
aumenta e i sensori del cinefilo godono come dei ricci! Per questa
interpretazione vinse il David di Donatello e il Nastro d’argento come migliore
attrice protagonista, due riconoscimenti, superfluo dirlo, più che meritati.
La sceneggiatura, come detto, è
originale e frizzante. Michele, il vero protagonista della pellicola, lo si
sente nominare dall'inizio alla fine, ma al massimo ci viene concesso di vederlo
nei flash back o intravederlo (ma non
tutto). Sempre assente eppure così prepotentemente presente. Davvero originale.
Monicelli (nastro d’argento per il miglior regista) dirige il tutto alla perfezione e un’altra commedia da ricordare della sua immensa e gloriosa filmografia è servita.
Monicelli (nastro d’argento per il miglior regista) dirige il tutto alla perfezione e un’altra commedia da ricordare della sua immensa e gloriosa filmografia è servita.
(Ste Bubu)
Bello davvero. Come hai scritto, l'originalità della trama la fa da padrone; le musiche di Nino Rota sostengono con malinconia e il taglio del regista (sempre profondo, mai frivolo) è perfetto nel sondare gli stati d'animo dei protagonisti. Sì, la "Mara" Melato è davvero insopportabile, ma quale mondo si nasconde in quella semplicità! Sono i personaggi più rassegnati e sconsolati, in contrasto con l'esuberante e fasulla spavalderia della giovane madre, ad avermi colpito di più: il padre e l'amico di Michele, Osvaldo, così come la coppia di vecchiette sconvolta dall'arrivo di Mara...
RispondiEliminaDirei obbligatorio per chi ama "Il Maestro".