Trio fantastico a Belleville

Ieri sera, il Cinerofum è tornato a trovare quelli del Cicorlo Familiare di Unità Proletaria. Sono passati un po' di mesi dall'ultima volta e la sua ristrutturazione, in perfetto stile "happy hour milanes", li ha fatti sembrare molti di più. Il secondo appuntamento con la rassegna "ANIMATAmente" ha previsto la visione di "Appuntamento a Belleville" (t.o. "Les triplettes de Belleville"), cartone animato francese del 2003 di pregevole fattura, in cui comicità e amarezza si mescolano a ricreare un'atmosfera che resta impressa. Primo lungometraggio di Sylvain Chomet, classe 1963.
Disegni retrò molto fantasiosi e dettagliati, ambienti sovraffollati di chincaglierie variegate, e musica, tanta musica, swing & jazz, suonata con qualunque cosa si trovi nei paraggi: raggi di una ruota, posate, aspirapolvere, ripiani di un frigorifero...e quando non c'è qualcuno in carne e ossa a suonare, ci pensano i rumori che circondano i protagonisti. Il ritmo elevato (è un falso lento) di questa dolce pellicola d'animazione è scandito da un ticchettio che, dallo scorso secolo, pare non possa più abbandonare le nostre giornate, tra treni da prendere, record da battere e denaro da incassare. Per questo motivo non c'è bisogno di parole, come c'insegnò il cinema muto e ribadì, successivamente, Jacques Tati. Molti i riferimenti più e meno espliciti agli ispiratori dell'autore di questo film d'animazione che intrattiene lo spettatore tenendolo sulle nuvole, ma anche facendogli osservare un po' di quei dolori e di quella miseria che, anche da un'altra galassia, salterebbero all'occhio.
Disegni e intrecci grotteschi, ogni particolare accentuato, sequenze dal sapor dolce-amaro (un anziano cane che abbaia senza requie ai treni in passaggio, può sì far ridere, come il fantastico trio di ragazze sedute dietro di noi, ma può far anche venire il magone), un favola che fa sorridere e riflettere (sulla voracità del progresso, per esempio), accompagnandoci in un mondo fantastico che è un piacere scoprire, data l'originalità e la commistione degli stili evocati. E' vero che si si saltella un po' qui, un po' là, si svolazza con leggerezza, il ragazzo ed il ciclismo abbandonati in stato catatonico, ma proprio per questo le immagini della caotica Belleville lasciano la sensazione di essere stati sfiorati, in particolare da una simpatica vecchietta e da un famelico e affettuoso cagnasso.
Consiglio.
(depa)

1 commento:

  1. Bello bello!
    Un film d’animazione “intrippantissimo” grazie a disegni di sicuro impatto. Caricature di personaggi nei fisici e nei volti, ma anche negli atteggiamenti, e pure case, palazzi, navi e automobili hanno forme esagerate e le leggi della fisica vengono stravolte, il che mi porta direttamente al finale che mi ha lasciato a bocca aperta. Mi è successo spesso durante tutto il film, mentre, come hai scritto te, comicità e amarezza si sovrapponevano. Come nel (vero) protagonista di questa fiaba dai sani valori, il mitico Bruno: quasi commovente da tanto è tenero quando ha paura, quanto comico per la sua goffaggine e la sua sproporzionata stazza. Musica gradevolissima.
    Gran bella pellicola.

    RispondiElimina