Il primo Bluth è il segreto del nihil

Ieri sera altro film d'animazione al "Circolino". Io ed Elena abbiamo assistito al primo lungometraggio firmato Don Bluth, autore statunitense con lunga gavetta nelle officine Disney e buon successo da solista: "Brisby e il segreto del NIMH", del 1982, è un cartone animato decisamente per piccini. Ricordando alcuni altri titoli del suddetto animatore ("Fievel...", "Alla ricerca della valle incatata", "Charlie...", titoli che mi tennero compagnia durante la seconda metà degli '80), ci si accorge che, in effetti, per qualche anno Bluth sia stato uno dei pochi antagonisti del potere disneyano. Evidentemente l'esperienza nella casa americana leader nell'animazione è stata messa a profitto. Però la pellicola di ieri sera, con rispetto e sincerità doverosi (visto le emozioni passate), è la meno convincente. La trama è semplicistica, i conti spesso vengono fatti tornare, e la comicità non spicca mai voli celesti. Per quanto riguarda i temi, sono trattati in superficie: l'onestà è qui rappresentata dal fatto di voler o no pagare la luce; la vivisezione è accennata, così come è sfiorato il tasto dell'igiene mentale (solo nel titolo tra l'altro): colpi a vuoto.
Per quanto riguarda il disegno, il discorso è diverso: è un tratto cui siamo abituati, non si può parlare di originalità, ma la fantasia di un bimbo vi potrà trovare semolino per i suoi dentini da latte. Disegni curati e dettagliati, tra questi i personaggi cattivi trovano caratterizzazione particolare (il gattaccio!), diretta ad enfatizzare i loro ruoli e aspetti negativi, da più punti di vista: etico, umano, etc. Sebbene ci sia anche la lezione su abiti e monaci, come nel caso del Gufo e dei ratti, portatori di valori positivi. Ma, ripeto, non sono d'accordo con la curatrice della rassegna, questa volta, la poetica dell'autore seppur ben rappresentata, non appare così profonda come nelle opere successive.

Da segnalare l'amaro cortometraggio "Father & Daughter" (2000), dell'olandese
Michaël Dudok de Wit (classe '53), linee ed ombre malinconiche sul tempo della lontananza (Grand Prix ad Annecy).
(depa)

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