Mondo e paese

Lungo la strada della New Hollywood, l'ormai celebre "Circolino" propone "Tutti gli uomini del presidente", ancor più nota pellicola del 1976, diretta dal newyorkese Alan Jay Pakula, scomparso 15 anni fa. I fatti nudi e crudi, lì sullo schermo; episodi che, ormai, accettiamo come l'aria irrespirabile, ma sempre in grado di chiamare il pubblico a quell'attenti che ogni persona con un pizzico di dignità dovrebbe assumere. Nixon Boia che, vien da sorridere, si dimise. Lui.
Quel gran pezzo di un presidente USA salì in cattedra nel 1968, tempi strani, azione e reazione e/o viceversa. Qualcuno pensava di poter fare qualunque sporcizia, altri che, insistendo, la si potesse denunciare. E questo film ce lo racconta mediante una regia in disparte, guardinga, a soffermarsi sugli sguardi dei due giovani giornalisti, interpretati dalla coppia d'oro Robert Redford-Dustin Hoffman. Il pubblico segue le loro stupite intuizioni, fino a quando il grido d'indignazione raggiungerà l'atmosfera. Ci sono i simbolismi classici dei film d'oltreoceano (come la sequenza in cui i nostri due, sullo sfondo le immagini di Nixon alla consegna del suo secondo mandato, sono impegnati a disintegrare la sua immagine, a colpi di lettere stampate), ma non si svolazza inutilmente. Insomma, è da vedere perché è fatto bene ma, soprattutto, perché fa bene. Tanto, non c'è verso, di strada ce ne sarà sempre da fare, se è vero che continuiamo a farne "altrettanta, per diventare così coglioni, da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni".
(depa)

1 commento:

  1. Purtroppo l’ho visto male (in due volte), quindi l’emozionalità del film l’ho vissuta in parte, ma “il grido d'indignazione” in sala Ninna c’è stato e il messaggio finale è chiaro e condiviso.
    Direi ottimi attori e buona regia. Magari lo riguarderò...

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