Musica per la libertà

In quell’ormai lontano week-end milanese a base di Settima e Doria, quando ancora le trappole repressive dello stato non avevano "catturato" me e il mio socio, Albert, oltre al mitico “L’angelo sterminatore” di Bunuel, mi fece un’altra soffiata “a livello di Settima”. “I Gatti Persiani” è una pellicola iraniana del 2009, firmata dal regista Bahman Ghobadi, che mi ha abbastanza soddisfatto.

Sicuramente molto “vera” e interessante l’indagine che propone il regista sulla sua terra natale, nota a tutti per le grosse brutture e contraddizioni etiche e sociali che da secoli la contraddistinguono. La voglia di vivere e di sentirsi (ed essere) liberi è un sentimento umano più che comprensibile in un giovane che abita quelle terre, una tensione che i protagonisti di questa storia cercano di assecondare attraverso la musica, sperando di realizzare il sogno di girare l’Europa in concerto, senza voler tuttavia abbandonare la propria homeland, così bisognosa di giovani “rivoluzionari” come loro, con i loro testi e le loro note spesso vittime della censura, ma impossibili da tacere del tutto.
Le forti sensazioni dei protagonisti arrivano, il ritmo del film c’è, gli attori sono bravi e ben diretti, la maggior parte delle canzoni sono decisamente orecchiabili, ma ci sono come dei cambi di “stile di immagini” (come si passasse dal film ad un video musicale) che proprio non mi sono piaciuti. Non si poteva proporre le stesse immagini facendole sembrare parti integranti del film, invece che creare questo “stacco”, a mio gusto, tanto fastidioso? Forse è solo una mia impressione, ma mi sembra che in altri film-musicali come “The Wall” o “The Rocky horror picture show” non ci fosse questo brutto “effetto”.
Comunque sia, una pellicola che, a mio giudizio, merita un’abbondante sufficienza per i pregi sopra descritti.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. D'accordo, bel film. Non mi è dispiaciuta nemmeno la scelta stilistica che hai sottolineato. Staccando più o meno nettamente, a seconda del genere musicale in scena, le parti musicali raccontano di anche le varie forme assunte dalle illogiche incursioni di stato nella vita di tutti i giovani artisti iraniani. Accanto al montaggio e alla fotografia, attenti e mai autocompiacienti, risalta l'ottima sceneggiatura, astutamente puntellata da tappe entro vari stili musicali (indie, punk, metal, tradizionale, popolare e...rap, tributando solida dignità ad ognuno, compreso l'ultimo, motivo per il quale sono particolarmente grato al film), raccontando quindi un'unica lotta suonata da più punti. Osservare questi "gatti persiani" nella loro incessante rivolta culturale fa bene al cuore (il personaggio del faccendiere, un po' ingenuo, un po' Davide, convince per realismo e complessità). L'intenso e tragico finale è girato con crescendo riuscito e nessuna nota melensa. Consigliatissimo film musicale che grida libertà

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