Ueilà, che prosciuttina!

Ieri sera, ha fatto il suo esordio in sala Ninna, con la sua opera più importante, il regista spagnolo, recentemente scomparso, Bigas Luna. “Prosciutto prosciutto”, vincitore del Leone d'argento - Premio Speciale per la regia, uscì nelle sale nel 1992.
Un’opera particolare e intrigante, un melodramma ironico che mescola passione, tragedia, stravaganza, umorismo e malinconia.

Una commedia drammatica dallo sfondo erotico, nella quale quest’ultima caratteristica è comunque sobria e “di classe”, suggerita dal linguaggio piccante, da simbolismi e soprattutto dalle meravigliose forme, dal seno perfetto e dai sensualissimi sguardi della splendida ed allora giovanissima Penelope Cruz.
Impossibile non innamorarsi di “Silvia” Cruz e ciò lo provano sulla loro pelle anche i protagonisti maschili della storia che vivono una serie di intrighi amorosi con sempre lei come fulcro, tensione finale, alle volte consapevole, altre no. Amori incrociati che raccontano anche di famiglie pasticciate ed egoiste.
A livello di coinvolgimento, la pellicola vive di alti e bassi, ma, al momento giusto, la tensione sale, in più la sequenza del sogno è apprezzabile e il finale, combattuto a colpi di prosciutti, è commovente e coinvolgente il giusto.
Tirando le somme, una pellicola gradevole con una protagonista femminile di una bellezza e una sensualità sconvolgente.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Devastante, da questa pellicola non si capisce se Bigas Luna ci faccia o ci sia. Non che gli manchi il coraggio, questo va riconosciuto (la sequenza del sogno che hai citato, ma solo quando è mera metafisica, non quando affiorano, ingenuamente, le figure dei protagonisti), però il risultato, per me, è imbarazzante. Nelle sequenze più sexy, complici i corpi delle tre donne protagoniste (non ce n'è una che non abbia delle poppe da osannare), su cui spicca la fresca Cruz, la pellicola pare reggere perché coglie angoli ancora bui dell'erotismo cinematografico, ma è durante tutte le altre che sono rimasto sbalordito: fotografia e dialoghi, inquadrature e simbolismi da retro bottega (nel pacco di un torero dai pantaloncini attillati non riesco , pur sforandomi, ma poco, a trovare alcun tipo di impulso emotivo), isolando alcune sequenze si potrebbe pensare ad un porno di serie B (ma almeno in quelli...).
    Ripeto, il coraggio l'ho intravisto anche nell'ultimissimo piano sequenza sui corpi disposti a quadro rinascimentale, ma il risultato è, in ogni caso raccapricciante. Bussole perse, fuori uso, quelle del regista.
    Poveri Bardem e Cruz, costretti a recitare questa robaccia (pur cavandosela in qualche modo) e, altra frustata, al fianco di un cast da pro-loco (Sandrelli in primis, poi il ragazzo e tutti gli altri). Però il macho spagnolo potè conoscere l'attuale moglie superstar (allora diciottenne), quindi non s'azzardi a lamentarsi.
    Approfondiamo l'autore spagnolo, ma se questo è il top della gamma...

    Leone d'Argento '92, prendo nota: è ormai chiaro che non capisco nulla di quest'arte.

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