Un Miyazaki incantevole

Sabato pomeriggio freddo e piovoso nella cara vecchia Zena, così che l’unica cosa da fare era mettersi comodi in sala Ninna e schiacciare il tasto play per un nuovo viaggio cinematografico. Ed è stato proprio un bel viaggio questo nel “La città incantata” (2001) dipinta da un grande Hayao Miyazaki.

Un po’ “Alice nel paese delle meraviglie” come impostazione, questa pellicola, con la giovanissima Chihiro che si trova catapultata in un mondo fantastico dal quale non riesce a scappare, un mondo pieno di pericoli e contraddizioni che, infine, tanto diverso dal mondo reale non risulta.
Chihiro incontra durante questa sua esperienza una serie di personaggi molto ben disegnati e pieni di caratteristiche simboliche, come piena di metafore è tutta la pellicola. I genitori che si abbuffano, attratti irrimediabilmente da una voglia di saziarsi di “beni materiali” sproporzionata alle reali esigenze; il lavoro e i soldi come primo valore e obbiettivo imprescindibile per essere accettati in città; l’uomo “senza volto” che si sente solo e prova a comprare l’amore, quando, in realtà, sarebbero bastate un po’ di gentilezza e bontà; la strega cattiva che poi si rivela buona in quanto “fuori dal sistema”; l’amore che interrompe gli incantesimi e vince su tutto, e così via… Attraverso disegni meravigliosi, che già noi cinerofumiani conoscevamo, si arriva ad un finale obbligato e perfetto.
Bello e stimolante.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Concordo, per me il migliore dei Miyazaki visti al 'Rofum. L'autore, come hai accennato tu, proprio alla Carroll (il richiamo è esplicito, vedi il misterioso bocconcino dello spirito del fiume), ci ricorda, mettendola atto, la doverosa tendenza cui la fantasia deve dedicarsi, lasciandosi correre libera per distese infinite, non incanalata in schemi prestabiliti, onestamente abusati. E' questo che affascina, l'attesa per ogni curva presa dai disegni degli autori, capace di sorprendere di fotogramma in. Personaggi complessi da non giudicare alla prima occhiata ("senza volto" è l'idolo), richiamo ad uno studio più consapevole di ciascuna personalità che ci ruota attorno. Gran bel viaggio, davvero.

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