Vedi che alla fine son buoni...

Il secondo numero della collana di videocassette "Americana", pubblicata da "L'Unità", a metà degli anni Novanta, presentò "Incontri ravvicinati del terzo tipo" (Edizione Speciale 1980, con interni dell'astronave!). Il celebre film del 1977, scritto e diretto dallo statunitense Stephen Spielberg, è ancora in grado di coinvolgere e stupire.

Non so se, dopo "Easy Rider" come primo capitolo, avrei proposto questa pellicola, proprio perché non ho ancora ben chiaro se sia stata brusca, e quanto, la sterzata tra le due. Anche questa, di Spielberg, può essere visto come un tributo alla libertà e alla fantasia. Però dal punto di vista stilistico si differenziano di molto. In questo caso, è la Hollywood sfavillante che parla, è il ritmo dell'intrattenimento immediato che scandisce il tempo: avvio alla Spielberg, musica, buio e immagini che catapultano lo spettatore nel momento esatto in cui tutto sta per succedere. E così, questo thriller psico-fantascientifico di qualità, seppur senza sfondare alcun limite cinematografico (l'aderenza ai canoni classici è mantenuta; il finale, semmai, la scalfisce), coinvolge però con fascino sontuoso e profondo. Prima la suspense più cristallina, che irrigidisce lo spettatore con attimi da horror puro, poi la piacevole deriva fantasiosa, in cui è davvero un dolce naufragar. La musica e le luci accompagnano lo spettatore che fluttua verso un orizzonte ignoto, dai quesiti infiniti e risposte non pronte. La fantascienza può molto. Come spesso accade, offre lo spunto per curiose riflessioni; in questo caso, tra le altre, per i leciti dubbi sulla nostra preparazione ad eventuali incontri extraterrestri.Buon film fantascientifico, prima thriller, poi dreamer.
(depa)

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