"Cosa avete intenzione di fare?!"

Lunedì scorso, befana befana, in sala Uander si è voluto ripartire dalle chiacchierate con Matte, fan di Oliver Stone, e dalle mie recenti escursioni tra le note e le parole dei Doors. "The Doors", appunto, è il titolo della pellicola che il regista newyorkese girò, nel 1991, basandosi sul romanzo "The riders on the storm" di John Densmore, batterista dello storico gruppo californiano. Verità o distorsione, forse entrambi, perché lo psichedelico Re Lucertola non può certo essere ingabbiato in alcunché.
Il dibattito sul valore artistico del regista Oliver Stone è sempre acceso in casa Benzi. Quindi Il Cinerofum non si tira indietro, anzi, avanza, s'inoltra; non su di piano orizzontale però, a volte si inabissa nelle profondità, a volte accorgendosi con piacevole sorpresa di essere salito, innalzatosi, come in questo caso, in atmosfere altre...
Questo film, a mio avviso, rende sontuosamente (a tratti, con toni altisonanti, ma le righe, col gruppo rock di Los Angeles, sparirono del tutto) quel fantasioso mondo della psiche che il mitico poeta cantautore ci lasciò. Poesia, musica ed LSD si incontrarono, in un ordigno dall'inevitabile miccia corta, ma dalla deflagrazione eterna. Un altro cantore del sacro binomio "Amore e Ribellione". Il Re Lucertola riportato in vita per due ore, con occhio lucido e psichedelico ad un tempo (non siamo, però, ai picchi estetici di "NBK"), ben ricostruendo il terremoto culturale di quegli anni, di cui i Doors furono padri, figli e fratelli. Ma "le poesie hanno i lupi dentro" e questa pellicola, con doverosa fascinosa poesia, ci racconta la nascita, l'ascesa e la "scottatura" artistica, filosofica ed esistenziale del grande visionario Jim Morrison. Forse non il quadro non è il più preciso, non saprei, ma consente di percepire, almeno, quale energia emanasse dal quel mito incontenibile, in perenne autocombustione.
Quindi la pellicola è di quelle da vedere; Stone non mi ha ancora convinto del tutto (qui ci si limita a pedinare con astuzia una divinità, interpretata ottimamente da Val Kilmer, pure lui di Los Angeles, fisico, smorfie e sudore più che convincenti), ma siamo all'inizio del nostro percorso e saremo feroci come chi deve essere chi vuole scoprire un artista indiscutibile. Nel frattempo, cuffie alle orecchie e play su quel disco unico che fu "The Doors", pronti a varcare un'altra percezione.
(depa)

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