Siamo tutti "un'altra"


Azzeccatissima, ieri sera, la programmazione dello "Spazio Oberdan". Dopo un Bergman angosciante sulle maschere che teniamo incollate sulle nostre esistenze, arriva questo Woody Allen, annata 1988, a portare avanti questo tema caro a colui che, per il regista newyorkese, fu la somma ispirazione artistica: "Un'altra donna" è un'emozionante pellicola psicanalitica che scava dentro, raccontando quanto possa essere imperdonabile dimenticarsi dell'autentico sé, se c'è.

Anche Elena in sala Merini, Woody ormai l'attira come carta moschicida: non rimarrà delusa. Woody introspettivo ai massimi livelli, vera e propria seduta dentro all'involucro che, noi eterni recitanti, ci appiccichiamo addosso, lasciando per strada quel tizio del tutto uguale a noi, solo con molta più delusione nello sguardo. Lo zampino del regista svedese c'è eccome, palese quello con "Il posto..." (i flashback in cui la bravissima Gena "Marion" Rowlands, Prof Borg '80, si ritrova, lontano dalla complessa realtà, a tirare somme più sincere), meno diretto ma ugualmente riscontrabile quello con l'ultimo film recensito sul 'Rofum (più per i contenuti che per lo stile adottato). Con lo schema caro all'autore, i ruoli, così labili perché scelti in stato confusionale o, più spesso, dettati dal caso, si scambiano di battuta in evento, sino a squarciare il sipario. Così che anche lo spettatore debba, per forza, tra un risolino e l'altro (è sempre un autentico Woody, tratto unico), voltarsi indietro, su sé, con conseguente smorfia di disappunto.
Cinema grande esperienza, tra i miei preferiti del regista. Che ne dite?
(depa)

1 commento:

  1. Dico che non è trai miei preferiti di Woody: troppo sacrificato il lato comico, a mio gusto, seppur a vantaggio di una sicuramente intrigante indagine dei sentimenti e le emozioni umane. Paragoni a parte, dunque, concordo con la tua recensione.
    Scoprirsi all'improvviso diversi da quello che si è sempre creduto di essere e di essere percepiti dal prossimo, trovarsi all’improvviso di fronte ad uno specchio privi di tutte quelle certezze su noi stessi e sulle persone care, che pensavamo di esserci costruiti negli anni e scoprirsi deboli e insicuri. Tutto questo e molto altro prova la protagonista di questa pellicola e tutto questo ho apprezzato, mostrato con classe com’è dalla geniale mente del regista newyorkese.

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