Vince il nulla bianco


Anche domenica piove, a Trieste. Terzo giorno di grigio. Meno male che non siamo venuti qui per un festival della musica...Benissimo, dov'è la sala Tripcovich? Eccola, sì, sempre là. Il primo, dei quattro film che mi aspettano, è "Vergogna" ("Styd" in una qualche improbabile traduzione), un ambizioso e faticoso affresco, a tinte rigorosamente bianconeve, degli allucinanti margini della vita militare. Regia dell'uzbeco Yusup Razykov, classe 1957.

Il regista, in sala, anticipa che "si tratterà di una storia di donne. E di che parlare, altrimenti?". E aggiunge: "Vedrete che il sesso cosiddetto forte sarà rappresentato da vere e proprie macchiette, trovandosi al cospetto di donne autentiche". Uhm. Vediamo un po'...
La pellicola gioca le sue carte migliori colla fotografia gelida che ben inquadra un paesaggio artico lunare, poi c'è un'attenzione che si percepisce, sino a provocare una certa stanchezza, in quasi ogni frammento sullo schermo. Mi sono goduto quel primo sottomarino appeso allo specchietto retrovisore, guardandolo scuotersi e assumere contorni dissolti, per poi ripiombare nella ricerca vana, cioè la noia. Il regista è educato, fa i compitini e, addirittura, ci racconta come in Russia qualcuno possa sparire nel silenzio, ma alla fine ci obbliga a seguire un discorso che stufa (anche a quelle temperature) e che, ecco la pecca peggiore (in quanto inconsapevole, alla luce delle parole dell'autore), va a coprire tutti gli stereotipi descritti sul mondo femminile (c'è quella algida, ma che la da, c'è la fulminata, l'ingenua, l'autoritaria, la pazza, la manesca...etc). Quale boria a Trieste! Se sono un rompiscatole, siamo in due: anche la solita bolognese fuori dalla sala.
Concorso Lungometraggi, voto: 2.
(depa)

Non capisco niente. Ho scoperto oggi che al festival ha trionfato questo "Shame"; appunto...

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