Povero Stone ex-soldato


Qualche settimana fa, proprio prima di catapultarmi nella terra caraibica prescelta da Jah (esattamente mentre la Elena era di là a montare sé stessa e zaino), ho avuto la possibilità di vedere l'altro dei due DVD che mi passò il buon Benzi, sempre sull'onda del dibattito riguardante il valore del regista newyorkese Oliver Stone. "Platoon", del 1986, è tra i suoi più celebri e noi del Cinerofum (vero, Bubu?) proviamo un gusto tutto particolare ad accanirci contro i "grossi"...

Ma siamo anche gente onesta, giusto? Quindi lo scriviamo se c'è parso di osservare qualcosa di valida o, almeno, coraggioso? Sicuro. Per questo motivo, non potremmo mai trattenerci dal sottolineare il taglio moderno, "avanti!" mostrato nelle sequenze mostrate nella prima parte della pellicola. Per essere un film di guerra degli anni '80, non c'è male. Siamo abituati, ormai, a scontri a fuoco spettacolari e dettagliati, infine realistici. Sarebbe da approfondire il discorso, guardare un po' cosa Mamma Cinema ha donato, negli anni, a noi distratti, sul tema guerra (facciamo Vietnam, così non ci perdiamo). Torniamo al film: il senso di soffocamento da mix foresta tropicale-piombo umano è reso alla grande. Viene da grattarsi via di dosso insetti minacciosi, da asciugarsi il volto dal sudore che cola. Grande attenzione all'atmosfera, quindi, e agli stati d'animo dei soldati, accuratamente sondati...da un lato solo. Ecco, infatti, che il velo cade: echeggiano motti come "Loro sono il cuore e l'anima dell'America", "diventare un autentico essere umano" (?!), ma imparerà qualcosa che ancora non sa", come lo stesso Chris nelle sue dolci lettere alla nonna. Ancora un goffo tentativo di umanizzare questi grandi e grossi soldatini (i migliori! A proposito, a quando un'anima a quelli dall'altra parte, sì quegli ometti cattivi, funzionali solo ad avvicinarsi al punteggio record o al livello successivo? A.A.A. cercansi pellicole vietnamiti sul quel maledetto conflitto).
E' un film di guerra puro (più di quanto si dica in giro), intrigante ma retorico e, quindi, superficiale, che annaspa proprio come i suoi marines, tra inquadrature ravvicinate e piani sequenza concitati. Manca di quell'ampio respiro che lo porrebbe tra i miei grandi. Il respiro, in guerra, chiaramente è sempre affanno, colpi brevi di polmone (il regista lo sa più che bene). Ma il modo con cui l'autore ha scelto di raccontarlo mi è parso di bassa lega. Avete presente la musica sulla morte di Elias? Facile e...improponibile (in questo senso un po' di coraggio Stone lo ha mostrato); così come lo scontro finale tra i sergenti Barnes (Tom Berenger a suo agio) e Grodin Elias (William Dafoe in un ruolo sfortunato): non è una sinfonia a rendere solenne, sempre che sia necessario o "bello", una sequenza. Anzi.
Il film, per certi versi (quelli sbagliati), è succube del sergente Barnes, figura coreografica quanto sterile ("Tieni le munizioni e il cazzo dritto").
Film su di una disfatta che non diventa tale grazie all'ottimo ritmo e alla suddetta atmosfera (con scenografia naturale).
Ma tappatevi le orecchie appena sentite parlare...esistono parole più retoriche, banali e vuote delle ultime riflessioni del tenente Taylor?
Insomma, Stone e Benzi, dopo "NBK" (per me, inarrivabile), al Cinerofum s'è visto davvero poco...che facciamo? Ma sì, proviamoci ancora; come detto, siamo cani buoni e onesti.
(depa)

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