Che parlantina Abdellatif...

Ieri sera, in sala Uander, io ed Elena a continuare quella chiacchierata intrapresa col regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche. Temi profondi, quanto l'anima e il sociale, affrontati con parole asciutte e credibili, ma in "Cous Cous", del 2007, a nostro parere, l'autore di cui apprezziamo il cinema maturo e senza fronzoli, ci è parso un tantino logorroico...

Senti, Buster...

Qualche sera fa ero a Savi da mia madre e, dopo un’ottima cena, ho buttato su un Buster Keaton. “Senti, amore mio” (The Three Ages), conosciuto anche come “L'amore attraverso i secoli”, è un medio metraggio del 1923 interpretato e diretto dall’artista statunitense, con la collaborazione alla regia di Eddie Cline.
Pellicola che scorre bene, ma i momenti di comicità esilarante a cui mi aveva abituato Buster scarseggiano, così come l’emozione romantica che il genere suggeriva.

Classic-new John Woo

Ieri sera, in sala Negri, Cinerofum vecchio stile, cenetta, compagnia e film. La prima è un taglierino panna e prosciutto (preparata da Elena, slurp) più insalatina, moretti e montepulciano a supporto; la seconda è il trio "Io, Elena e Matte"; il terzo è "A better tomorrow", pellicola del 1986, del regista cinese John Woo. Film d'azione dalle vesti hollywoodiane con riflessi orientali su temi quali l'amore paterno-fraterno e la lealtà; cose già viste? Quasi...

Lasciate Woody in pace...

Pasquetta 201?. Al Sivori l'attore John Turturro, al quinto lungometraggio come director, conduce sé e Woody Allen in un film in cui il trailer mette più che in guardia. Ma io ed Elena abbiamo la debolezza di essere grati a chi ha contribuito al patrimonio della Settima, più o meno fruttuosamente, ma sempre con passione e tenacia; debolezza che, spesso, si manifesta col muoverci silenziosamente, forse già rassegnati, verso la sala delle torture. "Gigolo per caso" ha ribadito che questa nostra amata forma d'arte, sognatrice e scalpitante, non vive di rendita, non chiede indulgenza e superficiali riconoscimenti per chi si è seduto a guardare con occhio languido i passati successi.

Wenders, solo una fotografia

Che bello, ora ci siamo. Il Cinerofum torna a fare ciò che meglio gli riesce: sparar a vanvera contro un film osannato dai più. E anche questa volta tocca a Wim Wenders, fortunello: "Paris, Texas" è un film del 1984, in cui l'eleganza delle immagini, dopo un po', cala le braghe e allo spettatore non resta che rompersi le palle difronte ad una banale crisi familiare.

Creduto? "Io quasi"

Lunedì sera, qui in sala Negri, ho premuto play su di una videocassetta firmata Roman Polański: "La nona porta", pellicola del 1999, interpretata da Johnny Depp, è un thriller di buona fattura, scandito da buon ritmo e intreccio avvolgente...come le fiamme dell'inferno!

Vuoto attorno e giri di pollici

Ore 17.48 di lunedì. Butto un occhio alla posta elettronica. Una mail di Marigrade m'informa che, all'"Altrove" (nella pudica piazzetta Cambiaso, sempre chiusa là dietro), c'è una rassegna chiamata "BOOM: il cinema in pellicola". Scorro il programma...alle 18.30 proiettano "Le ore dell'amore" (1963) di Luciano Salce e con Ugo Tognazzi. Via, son già là.

"Ti spaccu la buttigl'ni la tist'!"

Ieri in sala Negri, serata che si potrebbe iscrivere nell'iniziativa Cinerofum più pura, come le prime volte. Un gruppo di amici, un film. Il primo composto da Bubu, Matte e me; il secondo rappresentato da una pellicola di cui lo stesso Matte ci ha accennato nei giorni passati: "Razzabastarda" (2013), esordio alla regia dell'attore romano Alessandro Gassmann. Buon bianconero di periferia, sceneggiatura volenterosa ma segnata da personaggi stereotipi che indicano già il percorso. Sufficienza?

Non c'è posto per amore

Sempre ieri pomeriggio, eh sì perché Luis Buñuel si è fermato ancora un po' in sala Negri, ho potuto rivedere un film davanti al quale crollai una sera, vinto dal sonno, al solito "Oberdan". "Nazarin", in realtà, ha una forza deflagrante, la potenza della disillusione più atroce: quella di un'umanità che sappia stare al mondo. 1958.

Calci alle pecore!

Ieri pomeriggio, in sala Negri, è tornato a farci visita il regista del surreale per eccellenza, Luis Buñuel. Incompiuto che diventa un mediometraggio che è una spremuta della sua ironia, della sua creatività, del suo stile. "Simon del deserto", del 1964, è un'affascinante sassata che spacca la vetrata della religione.

Bombe contro l'occupante

Oggi pomeriggio, in sala Negri, dopo vani tentativi, sono riuscito a rivedere quella videocassetta che appoggiai lì già qualche mese fa. Perché "La battaglia di Algeri", pellicola del pisano Gillo Pontecorvo, datata 1966, sarebbe dovuta comparire tempo fa sulle pagine digitali del Cinerofum, sia per la sua valenza artistica, sia per quella sociale (indipendenza algerina del 1962).

“Riusciremo mai a vivere insieme?”

Qualche sera fa ha fatto il suo esordio in sala Ninna un altro protagonista del cinema contemporaneo.
Spike Lee, con uno dei suoi più celebri film, “Fa’ la cosa giusta” (1989), offre un accattivante spaccato della vita di un quartiere prevalentemente popolato da afroamericani, “un mondo in cui la gente è buona o cattiva al 100%”.

Cronaca di una Schabbach qualunque


Ueila, ciao 'Rofum, quanto tempo! In questi ultimi giorni, io e Marigrade, ci siamo recati in una remota regione della Renania, l'Hunsrück, nella Germania sudoccidentale, dove il regista tedesco Edgard Reitz (nato nel 1932 proprio in quelle lande) ci ha amabilmente intrattenuto con un lungo racconto di un migliaio di minuti, fatto di vita, morte, amore e guerra; di volti. Insomma, una splendida storia che solo la memoria, con l'aiuto dell'arte, può conservare: "Heimat", del 1984.