"Ti spaccu la buttigl'ni la tist'!"

Ieri in sala Negri, serata che si potrebbe iscrivere nell'iniziativa Cinerofum più pura, come le prime volte. Un gruppo di amici, un film. Il primo composto da Bubu, Matte e me; il secondo rappresentato da una pellicola di cui lo stesso Matte ci ha accennato nei giorni passati: "Razzabastarda" (2013), esordio alla regia dell'attore romano Alessandro Gassmann. Buon bianconero di periferia, sceneggiatura volenterosa ma segnata da personaggi stereotipi che indicano già il percorso. Sufficienza?
Premesso che la qualità dell'audiovisione è stata più che discutibile (in tre davanti a un portatile), non m'è stato difficile cogliere lo sforzo del regista nel caricare il suo bianco e nero di responsabilità, lo stesso per i movimenti macchina, a volte ruvidi, a volte dolci. Nella baracca di lamiera in cui vivono i resti minimi di una famiglia rumena (padre e figlio), ci sono parecchie zone d'ombra, la luce quasi sempre un pallido alone privo di valida forza. La m.d.p, allo stesso modo, sarà costretta a schizzare fuori da una porta, oppure a districarsi tra oggetti sparsi, pneumatici accatastati; trovando solo nei momenti di pausa riflessiva (anche spicciola, come quella "da vertigini" impartita dal personaggio del Talebano) un movimento più fluido. Insomma, tutto questo per dire che il film, dal punto di vista estetico, fa il suo e non stroppia (come il finale, simple & dry) . Quindi pacca su una spalla al Gassmann.
Ma è sul piano del racconto che la pellicola mostra il fianco. Sullo schermo il festival delle macchiette: padre violento perché ama alla follia; figlio introverso che prenderà la cattiva strada (del padre); amico del padre scalcinato ma sincero; feste rumene in cui coca, tette e orchestrina montano lo sballo; financo la bella cenerentola, sempre a pecora, dagli occhi carichi di un passato avvilente (figura, secondo me, troppo avulsa dal racconto)...Pattone sull'altra spalla del regista, quindi.
Il lato positivo di quest'opera potrebbe essere quello di aver sondato terreni della periferia cinematografica (comunità povere rumene), quello negativo (grave) è che i luoghi comuni dello spettatore difficilmente verranno messi in crisi. E' vero che non è obbligatorio che accada, ma allora è un cinema che non mi fa impazzire.
Domanda: necessario questo film alla cinematografia esistente? Se è un primo passo del regista per giungere ad altro, bene (lo vedremo).
(depa)

1 commento:

  1. Bello questo Cinerofum old style… Amici, birrette, ninne su uander e uander su ninne e l’amico cinema che, come ha scritto Depa però, ha un po’ deluso…
    Un bella comunque a Matte che ha tirato su la serata e proposto il film e pazienza se l’unica cosa che salvo di quest’ultimo è l’interpretazione del neo- regista Gasman e il finale “simple and dry”…
    D’accordo ovviamente con l’analisi del direttore sull’estetica, per quel che riguarda la sceneggiatura, discutevamo già a caldo sul fatto che la proposta d’indagine del panorama delle comunità rumene in Italia poteva essere interessante, ma è stata operata con troppa sufficienza e luoghi comuni buttati lì a tappare vuoti culturali del regista e/o a cercare di raccogliere facili consensi da parte del grande pubblico.
    A tre quarti il ritmo del film accelera e, se fino a quel momento, a mio parere, era un film da 5 ½ per i motivi sopra descritti, sul finale avevo in più una discreta sensazione di pesantezza… Non appassiona perché si sa come andrà a finire e non intriga più di tanto l’evolversi delle vicende dei protagonisti precedente al finale che colpisce in positivo, ma non abbastanza da farti dimenticare il resto.
    Cioè… Tirando le somme… Mi sono sforzato di seguire bene le immagini sullo schermo del pc e di non perdere neanche una battuta col volume massimo bassissimo, per non perdermi cosa?!??
    Bella comunque ‘rofumanti!
    One Love

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