Vuoto attorno e giri di pollici

Ore 17.48 di lunedì. Butto un occhio alla posta elettronica. Una mail di Marigrade m'informa che, all'"Altrove" (nella pudica piazzetta Cambiaso, sempre chiusa là dietro), c'è una rassegna chiamata "BOOM: il cinema in pellicola". Scorro il programma...alle 18.30 proiettano "Le ore dell'amore" (1963) di Luciano Salce e con Ugo Tognazzi. Via, son già là.
Quando quei due lavoravano assieme, il risultato era garantito (al Cinerofum li abbiamo conosciuti per "La voglia matta"). La profondità e l'ironia del regista trova naturale traduzione nella battuta sempre pronta e nelle complesse espressioni dei personaggi interpretati dall'indimenticato attore cremonese. Sullo schermo una vivace commedia italiana, con retrogusto amaro, ma soltanto un po'. Gli aspetti dolorosi di un amore consumato anzitempo sono sempre incorniciati da un tocco leggero, da un episodio che smorza i toni. Ma, si sa, come Tognazzi sapesse danzare sui fili del dramma e del gioco, pochi altri dopo di lui. Emmanuelle Riva è degna spalla. Attorno ai due protagonisti, curiosi personaggi ognuno col suo ruolo ben incastrato nell'intreccio. A Salce non rimane che seguire con eleganza e spregiudicatezza le figure sulla scena, riproporre la consueta "Tognazzi" fuori campo, permettendosi anche sogni felliniani che...ouh, "è sempre un piacere". E' vero che, sul finire, si fa un po' fatica a tracciare hypothesis e thesis del teorema, ma non è detto che siano da cercare. E' un'ottima commedia, divertente e intelligente (piccole sottigliezze di psico-coppia), orchestrata e interpretata da maestri.
Più che per l'audace affronto al matrimonio (comunque sferrato), suppongo il film abbia passato qualche grattacapo, con la censura, a causa degli scabrosi passaggi sul terreno della pedofilia; oggi dovremmo essere pronti.
Consigliatissimo.
(depa)

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