Wenders, solo una fotografia

Che bello, ora ci siamo. Il Cinerofum torna a fare ciò che meglio gli riesce: sparar a vanvera contro un film osannato dai più. E anche questa volta tocca a Wim Wenders, fortunello: "Paris, Texas" è un film del 1984, in cui l'eleganza delle immagini, dopo un po', cala le braghe e allo spettatore non resta che rompersi le palle difronte ad una banale crisi familiare.
La "Classici Proibiti" rossa de L'Espresso è stata appena inserita che già si annuncia, in pompa magna, che la pellicola si fregiò della Palma d'Oro '84: "Voto unanime della regia", "Ovazione del pubblico e della stampa", "Premio della critica internazionale". Urka, roba seria, quindi. Tant'è che, istintivamente, piego leggermente il naso. In ogni caso, tocca star sereno, poiché l'incipit è di quelli che promettono più che bene. Per le roventi e morti valli del Texas si aggira un buffo tizio dai vestiti logori e un capriccioso berretto rosso...stiamo a vedere. Solo vedere, poiché il nostro non parla e, soprattutto, poiché è nelle immagini che il film offre il meglio (fotografia). Difatti, quando Trevis aprirà bocca, ci si accorgerà con delusione che il profondo, il nascosto, il male di vivere che sottendevano i suoi tenaci silenzi e i suoi smarriti sguardi...
Basta leggere due righe su Wiki per capire che qualcosa successe, in fase di lavorazione. Lo sceneggiatore (e attore) Sam Shepard, lontano reduce dalla felice collaborazione in Zabriskie Point (evidentemente si può dimenticare tutto, in 14 anni), pare collaborò attivamente soltanto alla prima parte, "tanto...", dissero gli autori, "poi improvvisiamo, come viene viene! Alèèè!". Tac. Colpito.
Dall'inquietudine che tutto avvolge e che lascia in pace gli individui solo negli infiniti spazi di una natura che, dell'uomo, non vuole più saperne, si giunge ad una loffia crisi materna, per nulla assorbita dalla controparte maschile, dal padre. Quindi c'è 'sto tizio che viene abbandonato dalla fidanzata e inizia a vagare, poi però, recuperato dal fratello e indirizzato dalla consorte di questo, insegue l'indimenticata amata e le parcheggia il figlio davanti. Fosse solo questo. Difatti questo potrebbe essere raccontato in mille modi deflagranti, invece a noi spettatori sarà pure inflitto il supplizio di sentire i due commossi sussurrarsi al telefono frasi come "Ogni volta che ero sola parlavo con te". Ho detto tutto. Ve lo vedete un esponente del Neuer Deutshcer Film che realizza una smielata di questo tipo? Ecco, appunto, quello è Wenders.
Ma, dico io, continua lungo la strada deserta, mantieni muto il complesso protagonista, tieni nascosta 'sta benedetta Jane! No, si vogliono tutti bene e fare quel lavoraccio, una così dolce creatura, proprio no...
Andamento da crociera, limitatore di velocità inserito che non permette, bensì obbliga, a gustarsi il girato di classe, con inquadrature ricercate, campi lunghi che rimescolano le proporzioni, raccontando un senso di inadeguatezza che giunge allo spettatore, ma meglio non azzardarsi a razionalizzare, altrimenti...che palle. Ora ho capito il "proibito" della collana di VHS rosse, sarò più blando: sconsigliato.
A Wenders...torna qui in Europa va, prrr!
(depa)

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