Strike ovunque! (o quasi)

Proseguendo lungo il sentiero suggeritomi dall'epopea di un compianto cinema d'Essai fiorentino, eccomi scrivere qualche riga su di un film che divenne simbolo della lotta studentesca statunitense degli anni '70: "Fragole e sangue", diretto dall'esordiente Stuart Hagmann nel 1970, con mia grande sorpresa, colpisce più sul piano estetico, che su quelli contenutistico e, peggio, narrativo.
Perché scrivo ciò? Perché, guardando questa pellicola, assisterete ad una successione continua di inquadrature audaci, a volte un po' leziose (emerge la scarsa esperienza sul campo del regista), ma sempre suggestive. La regia sempre tesa a cercare la posizione che crei, qui una certa geometria, là un qualche effetto. Ingabbiamento e reazione. Struttura imposta e lotta contro di essa, a suon di pezzi musicali cult al sapor di Woodstock.
Altro elemento che salta all'occhio è il montaggio, ad alto ritmo, aggressivo, ferroso. Le barocche e affabulanti barocche, anch'esse sul limitar dell'ingenuità, spezzano l'effetto mitraglia, concedendo pause illusorie, prima che la mazzata finale piombi sui corpi inermi.
Ma è riscuotendosi dalle vivaci immagini che si mette a fuoco la debolezza di questo film. Non solo lo "sguardo dentro" ha più ambizione che successo (ora inclemente verso lo stesso movimento studentesco, ora retorico alla rovescia, venendo meno un'argomentazione solida, seppur accennata), ma anche gli eventi a contorno (love story, amicizia) sono presentati in maniera disordinata. Insomma la confusione è tanta. Proprio come in quelle aule, nei commissariati, per le strada? "Mah, non so". Infine qualche azzardo che, per un radicale (...), può suonare più che stonato (non si scherza col Guerrillero Heroico).
Questi i motivi per cui m'è parso che "The Strawberry Statement" sia volto più alla mera estetica che ai fondamentali contenuti. Altrimenti non si spiegherebbe come un film che vorrebbe farsi manifesto d'una presa di coscienza matura possa mostrare una sequenza in cui il nostro Simon viene aggredito in un parco (tra l'altro anch'io, se mi venisse puntata una telecamera bofonchiando, con faccia da schiaffi, "Instamatic!", reagirei spaccandola a calci) causando la sua disillusa rabbiosa reazione ("Non gliene frega niente a nessuno!"). Tranquilli, dopo pochi minuti, il ragazzo rinsavirà, pronunciando sacrosante (ma ormai poco credibili) parole: "Non perché è inevitabile, ma perché l'avete voluto voi!".
Comunque, ne consiglio la visione, con occhi e orecchie ben aperti. E il cervello sempre acceso.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento