Finlantango

La settimana scorsa, cinema finlandese all'Oberdan. E chi avrebbe potuto metterci lo zampino se non l'esponente di spicco di quel cinema regista, Aki Kaurismäki? Zampata che da il là, sotto forma di affascinante provocazione, e che indica la direzione estetica da seguire. E così pare proprio abbia fatto la tedesca Viviane Blumenschein, classe '69, specializzata in dokumentarfilm, attenta a girare un road-movie sbarazzino ma intenso, amalgamando bene i contrastanti ingredienti del tango argentino (uruguaiano!...) e della danza popolare finlandese: "Midsummer's Night Tango".

Non è che uno debba precipitarsi a vedere questa pellicola che, senza annoiare, presenta qualche fase di "piatta". Ma il viaggio proposto è interessante, sia perché permette di saperne un po' di più a proposito di due culture distanti ma ugualmente ricche, sia perché l'involucro è più che apprezzabile; soprattutto, quando profuma di "Kauri". Una persona immobile, immortalata in sé, mentre rivolge gli sguardi, un po' dubbiosi, un po' imploranti, all'esterno (foresta finnica o bassofondo argentino) è ciò che il regista finlandese ci ha raccontato meravigliosamente, in passato, e che io adoro (senza citare la sauna itinerante; ops, l'ho fatto).
Forse i "gatti e conigli" canterini sono un po' troppo, ma c'è a chi piace e ride. E poi c'è il tango: come non scrivere qualche riga per questa musica splendidamente descritta, nella prima parte, da sinceri e autentici esponenti. Potenza della musica, quella di divorare le distanze, portandosi tutto il bagaglio appresso, per poi barattare qualcosa con quelli del luogo. Raccontando di una terra o una donna amata, per poi far silenzio e ascoltare ciò che ha da dire il pubblico di turno. "Il tango ha sempre la porta aperta; e lui entra".
(depa)

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