Giganti brutti

E via, rituffiamoci in "Cannes e dintorni 2014". Andrò a ritroso, per assicurare, almeno agli ultimi film visti, una temperatura accettabile. Lo scrivere a proposito di questa rassegna, come dire, a giochi chiusi, mi permetterà, spero, un confronto più consapevole tra le pellicole; di sicuro, mi permette di dire che la qualità di questa rassegna, su ciò siamo d'accordo io e la fedele compagna di rassegna, Marigrade, è stata buona, senza picchi ma nemmeno senza scivoloni, solitamente immancabili. L'ultimo film è stato l'atteso "Leviathan", del russo Andrej Zvjagincev, convincendo sul piano visivo, non su quello narrativo. In ogni caso, una sberla niente male sulla faccia dell'angioletto Vladimiro.
Il regista che viene dal cuore remoto della Russia ama la propria sconfinata terra. Lo si è visto nell'ammaliante "Il ritorno". E si vede. Le acque che bagnano terre di un altro pianeta vengono riprese in tutta la loro severa maestosità. Che invece non ami il patinato regime russo è altresì evidente. E come biasimarlo? Sul piano narratvo, ecco come. Non dico cinematografico, non mi permetterei; e non per Putin chirichetto che consacra le porcherie del proprio sistema, anzi, benvenga. Mi riferisco ai persi lungo il percorso (l'avvocato), le ovvie conclusioni (alla fine, incredibile, il politico corrotto passerà alle maniere forti!), alla superficialità delle figure (lei e lui, in primis; si salvano quelli a corredo). E a qualche altra cosa. Anche si volesse inquadrare il film in una denuncia d'autore, si dovrebbe pretendere di più. Uscendo dalla sala, riconosciuta la bellezza delle immagini, concordiamo: -"Manca di guizzo", -"Sì, di un volo".
Voto: 6/7.
(depa)

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