Vecchie e nuove nuvole


Alla rassegna di Cannes di quest'anno era in concorso un film dal carattere particolare, che può essere inscritto nel filone dei film che parlano di teatro, ma nemmeno può essere recluso in quella stanza. Perché si sa, poi c'è tutto il resto, il solito ed ovvio bagaglio di ciascuno. Ed ecco, quindi, Juliette Binoche interpretare, con la consueta naturalezza, un'attrice rincorsa dal tempo e dai suoi ricordi e Kristen Stewart, in veste di segretaria, ironizzare su tutte quelle teenager rincitrullite da dollari e borsette, che paiono aver invaso il red carpet. "Clouds of Sils Maria", diretto dal parigino Olivier Assayas, è un'interessante speculazione sulle dinamiche interpersonali.

Io e Marigrade all'Orfeo di Viale Coni Zugna. Dopo aver visto a bocca spalancata la grandiosa e straziante "mia voce" di Sophia Loren (diretta dal figlio, Edoardo Ponti), potrebbe essere più che facile lasciarsi andare in superficiali e folli accostamenti. Non ci siamo permessi, infatti.
"Sils Maria" è un film che tiene compagnia dall'inizio alla fine, giocando su dialoghi ponderati e vivaci, cui le rughe della sempre verde Binoche contribuiscono a dar spessore. Sceneggiatura originale che può dispiegarsi, con la giusta atmosfera, nelle meravigliose valli dell'Alta Engadina. Ci penseranno le due giovani affascinanti star statunitensi, la vampira Stewart e tal Chloë Moretz (classe '97 spavalda, di quelle che, forse, ci assilleranno per anni), coi loro dolci visetti da schiaffi, perfetti per i rispettivi ruoli, a portare l'incursione del tempo, quel terremoto che non v'è saggezza che sia in grado di gestire. Il regista accompagna il racconto senza perdere il filo e azzarda anche un finale ambizioso (breve, buia e lucida conclusione teatrale) che riesce. Sulle prime il mutamento di "Valentine" Stewart m'è parso troppo repentino, ma ammetto la mia ingenuità (gran scelta la sua scomparsa improvvisa). Meta cinema, meta teatro (ottima, ma già vista ultimamente, l'evoluzione della Binoche di fronte al testo, teatrale e non), la cui meta finiamo per essere (o dovremmo essere) tutti. Si presta piacevolmente a più letture, consigliato.
Voto: 6 e 1/2.
(depa)

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