"Te l'avevo detto!"

La settimana scorsa, per terminare degnamente una preziosa settimana cinematografica, ho aperto la cartella Woody Allen e premuto play su "Melinda e Melinda", film del 2004. Dovevo essere proprio stanco quella sera, sempre in sala Uander, in cui mi addormentai di fronte a questa che vorrebbe essere anche tragedia, ma che tiene compagnia come la più vivace delle commedie.
Da uno dei maghi della narrazione cinematografico (e teatrale), ecco un altro delicato e vivace tributo all'arte del racconto. Tutta carne del regista newyorkese, dalla verve e l'intelligenza dell'intreccio e dei dialoghi, alla disinvoltura e l'accuratezza della regia. Tanti caratteri sullo schermo, mescolati come solo la vita sa fare. Non c'è verso. Proprio alcuno. Inutile fare calcoli, tutto può cambiare: con uno sguardo, con un bicchiere. Il ritmo da scotch in mano su divano costoso è perfetto se accompagnato da una selezione musicale d'autore. Poi l'alcol fa salire la temperatura e, sul finale, ognuno scelga come calmarsi. Una Melinda da piangere (un pochetto), un'altra da ridere (parecchio). Dipende da come la vedete.
Coinvolgimento puro, rapporto confidenziale (con alcune battute da pause di sicurezza, come "Ma chi li fa più i safari?!") messo in atto da personaggi accattivanti, tra i quali viene magistralmente spostato il baricentro emotivo, simpatico. La principale protagonista, l'australiana Radha Mitchell, è una nevrotica eccelsa; uno dei suoi satelliti, Will Ferrel, è uno grillo parlante grandioso.
L'avevo sottovalutato e mi prostro, magic Allen, dinanzi alla tua complessa disinvoltura.
(depa)

ps: Woody la sa lunga, anche riguardo ai pianoforti e le ragazze...

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