I Germi che verranno

Domenica pomeriggio non è bastato saltare presto su un treno, poche energie per uno "Spazio" austriaco, mannaggia. Meno male che c'è la "Uander" a coccolarmi  con un film che assieme alla sua Genova, in questi giorni, vuole essere un tributo al centesimo anniversario dalla nascita di Pietro Germi. "La presidentessa", del 1952, non è tra il lavori migliori del regista genovese, maestro in commedie dal retrogusto sociale severo. Ma rappresenta una tappa di affinamento della propria arte, nonché un omaggio alla fulgida bellezza di Silvana Pampanini, instancabile e meravigliosa attrice romana.
La Missi Italia, a furor di popolo, del 1946 , aveva una voce per cantare, meno per parlare, a quanto pare. Ma a parere incontestabile è il suo fascino magnetico. Lei la vera mattatrice di questa commedia senza troppe pretese, dal ritmo discreto, ma dallo spessore impalpabile. Sullo sfondo di sovraffollati salotti francesi, si muovono i burattini le cui fila sono totalmente in mano a Gobette, soubrette più che spavalda, con le idee più chiare di una qualunque minorenne da Bunga Bunga, oltre che una classe di diversa categoria.
Come detto, stile ancora acerbo, recitazione sopra le righe, eccessivamente marcata (a tratti fastidiosa, come nel caso della cameriera ridanciana). Proprio la luminosa stella della pellicola riesce a creare per sé un personaggio che squarcia l'ingenuità della storiella rosa allestita troppo artificiosamente e forzatamente (dialoghi ripetitivi) attorno alla protagonista mozzafiato. Non si ride molto, ma vabbè, lo si farà coi capolavori a venire.
Auguri Pietro.
(depa)

1 commento:

  1. Severo il tuo giudizio. Concordo sul fatto che gli attori non sono di primissima fascia e sul fatto oggettivo che non si ride molto, ma il ritmo mi è sembrato buono e la trama ben sviluppata. A sto giro sono molto curioso di vedere "i capolavori a venire". Bless.

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