Come fa, più, quel pazzo?

A volte va così, torni dall'"Oberdan" che profumi ancora di Cinema. Allora, rientrato al calduccio, ancora col piumino addosso, infili un DVD nel lettore. Tante e varie forme di pazzia. Un'altra è quella che ha braccato il sig. Raab, annichilito da una società che troppo chiede e nulla offre. Bentornato Rainer Werner Fassbinder, hai portato un tuo amico (Michael Fengler), bene! "Perché il signor R. è diventato matto?", del 1969, è una pellicola diretta a quattro mani, fredda come l'amore, calda come la morte.
Sin dalle barzellette dette tra colleghi (ah, quanto mi ci ritrovo), s'intuisce un po' dell'ironia del regista tedesco e molto di quella diffusa tra i più. La barzelletta svuotata, detta per dire, ad occupar saliva, respiro e tempo. Esistenze sterili circondate da terra arsa, il tragico finale è già nelle pupille. Se fai silenzio senti il ticchettio aggirarsi negli ambienti di lavoro, nei salottini di casa. I due autori tedeschi nel finale mozzafiato e fulmineo, più che stupire, pare vogliano liquidare l'episodio, dopotutto insignificante appendice del ben più disastroso e colpevole lavorio sociale di annientamento individuale. Come sempre, tutti coinvolti. Anche i santi. Al punto che si potrebbe pensare che il protagonista sia l'unico sano, circondato da figure più consumate di lui, più ipocrita e aggressiva di lui. Nel filone dei "Da vicino nessuno è normale", questo film ci mostra l'unico sano, il sig. R., appunto; colui ancora ricoperta da carne commestibile e combustibile, l'unico che ancora non sa, non è in grado, non vuole ballare il nostro valzer sulle note d'inerzia di note comuni. In fondo, la domanda del titolo trova giustificazione lungo la durate del film, per poi trovare non-risposta tranchant in un finale risolutivo: è pazzo chi non lo fa.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento