I passi bui di ciascuno

Allo Spazio Oberdan, in questi giorni, è di scena il cinema brasiliano e, ieri sera, proprio all'ultimo momento, ho deciso di sacrificare un classico lunedì al Circolino perché, "intanto, quello si può recuperare, mentre questo chissà...". Eh già, non è che le nostre sale siano invase da pellicole verdeoro. Ad invadere la sala Merini, invece, c'è una folla pronta a vedere "Hoje Eu Quero Voltar Sozinho" ("Oggi voglio tornare da solo"), film d'esordio del trentaduenne Daniel Ribeiro.
La pellicola inizia e, sotto la minaccia di un'inquadratura di geometrico e accademico effetto, mi introduce per mano alla storia di Leo, raccontata però senza concretizzare quella minaccia. La regia segue con attenzione le mosse del protagonista, senza inutili fronzoli o pesanti fardelli, mostrando la delicatezza che apprezzo, quella che fa un passo indietro proprio quando ha dinanzi la testa del protagonista e, quindi, del pubblico. Bello l'attimo della doccia, così come quello della felpa, intensi ma sfiorati. Emozionanti anche il bacio e l'abbraccio finale, tra i più toccanti che ricordi. Questa storia di adolescenti che si studiano non vi peserà mai troppo (nemmeno per gli sfottò, ormai davvero out, dei compagni di classe, assieme ai genitori stereotipi un po' fastidiosi ma funzionali), anche quando aprirà finestre sui cortili più bui della condizione del protagonista (cecità che comporta continui attacchi, ma vissuta con gran determinazione), difatti finirà in scherzo, permettendogli di superare anche l'ultima sfida. In conclusione, film dal tocco garbato che rappresenterà il Brasile ai prossimi oscar per miglior film straniero; dovrebbe uscire in quel periodo nelle sale italiane, in caso di indecisione, lo consiglio.
(depa)

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