Il western al paradiso

E il bello è che il buon, anzi, il cattivo (anzi il buon) Sam è tornato a trovarmi in sala Uander, anche il giorno dopo. Con un altro estremo western, il suo ultimo, permeato d'un senso di decadenza, il canto del cigno di un'epoca (e di un genere cinematografico) dai color seppia, sotto un cielo turchese, in una selva di proiettili, di goccetti e di donne facili. "Pat Garret e Billy The Kid", del 1973, Sam Peckinpah.

Dopo i suggestivi titoli di testa, si è catapultati nel New Mexico, dove a giocare all'ultimo sangue a guardia e ladri sono due leggende del far west: Patrick Garret e William Bonney. Una volta, assieme, ma "adesso non è come prima". I tempi cambiano e qualcuno s'adegua, Billy no. "The Kid" è un Kris Kristofferson che non molla, pronto a tutto per la propria "musica di vita". Sulla sua strada incontrerà pure Bob "Alias" Dylan, la resistenza è pronta. Pat, come altri, ha trovato un altro "modo per rimanere vivi".
Più ironia che nel "Mucchio", la rabbiosa amarezza del fuorilegge e la leggera disillusione del Menestrello pervadono la pellicola, con tutto il loro sound (addirittura un album). Un cinema dalla pistola facile che ce la mette tutta per raccontarla tutta. Il senso di sconfinata libertà è percepito tra una pallottola e la seguente. Sceneggiatura a briglia sciolta, brown vague dagli impavidi protagonisti, col destino già nell'animo. Un goccio, un racconto che inizia, qualche nome nella memoria e una cavalcata di qualche giorno. Sino alla prossima oasi nel deserto texano, tra le morbide braccia dell'ultima sosta. Billy morirà per mano di un'immagine riflessa, tradita, mentirosa...
(depa)


1 commento:

  1. L'autentica atmosfera risiede nel piede moventedi Eno, nell'ultimo tragitto cuciniero di Bill, strafottente perché libero, in terra di uominilupo. Che poi il grido in sordina dell'autore monta sui chiosanti sassi del monello finale.

    RispondiElimina