Peccato di cuore

Era un peso ormai insopportabile, ma ecco l'ultima recensione relativa ai film "veneziani" visti quest'anno da me e Marigrade. In quel sabato 20 Settembre, la pellicola francese "3 cuori", diretta Benoît Jacquot, fu l'ultima della giornata, lasciando noi due spettatori in stati d'animo variegati:  scuro, fondente black-dark, quello di Marigrade, tutta una pletora di colori dal verde-ok (speranza) al rosso-ko (strage), il mio. Peccato, perché l'inizio mi aveva proprio convinto...
"Je ne sais pas", si ripetono i personaggi di questo classico triangolo di passione. Ed è la stessa cosa che dico tra me e me nel ripensare alla piega assestata a questo film, che parte come un'ironica, per quanto appassionata, girandola nouvelle vague dei nostri '10. La prima sequenza, il primo incontro, quella notte, rappresentano un incipit che ho trovato emozionante. Quindi perché virare, piuttosto bruscamente, verso una delle tante storie di cui il cinema, hollywoodiano in primis, è affollato? Perché abbandonare i briosi dialoghi e le romantiche o sagaci battute del protagonista? Benoît Poelvoorde e Charlotte Gainsbourg erano una coppia eccezionale, tutta da seguire, fresh passion che vien voglia di sondare, in grado di fornire verve originale al film. Invece no. MI accorgo che non si scherza più. Guardo Marigrade che, scherzare, non l'ha fatto nemmeno in precedenza. La storia s'appesantisce di banalità e melodrammaticità che non commuove nessuno (le fughe nella casetta non sono accettabili). Tutto si risolve in un "ultimo bacio" alla francese. Peccato madornale, quando i francesi tradiscono la propria scuola; il finale diventa da crepa cuore; anzi, peggio, preciso e finto come un orologio svizzero. Imito il protagonista ammutolito, mi faccio cupo, non mi diverto più e mi lascio convincere solo dall'eterno fascino e dall'orgogliosa "imbottitura" di Catherine Deneuve e dall'occhio guizzante di sua figlia, la Mastroianni, come tutti gli altri in grado di intrattenere, a patto di non concentrarsi sul disgraziato canovaccio.
Facciamo così: andatelo a vedere (è nelle sale), perché è divertente parlarne.
Voto: 4.
(depa)

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