Arte che uccide

Lo "Spazio Oberdan", come capita sempre più spesso, ha programmato una serie di visioni collegate all'artista in mostra, di volta in volta, in qualche museo milanese (sia questi un pittore, fotografo, scultore...). Al Palazzo Reale, in questi giorni, è allestita la mostra "Van Gogh - L'uomo e la terra" e l'occasione è quella giusta per vedere un'intensa pellicola prodotta per la televisione e targata Robert Altman 1990: "Vincent & Theo".

E' una pellicola che consiglio subito, data la personalissima interpretazioni dei colori sia del celebre artista olandese, sia del regista statunitense, a partire proprio dalle scene iniziali. Ma non solo, ciliegina sulla torta, l'interpretazione messa in scena dal ventinovenne Tim Roth, perfetto nel dipingere il carattere a dir poco burrascoso del pittore. L'ossessione derivante dal mancato successo e da una vita di stenti, mentre dentro è il fuoco che arde, è qui mostrata attraverso l'intensissimo rapporto tra Van Gogh e il suo fratello, nonché primo sostenitore economico ed artistico.
Non si può che apprezzare lo sforzo e la cura inscenata da Altman, per avvolgerci con quel capitolo della storia dell'arte in cui Van Gogh s'incrociava con Gauguin e, con loro e tra loro, altri celebri artisti tutti pronti a darsi battaglia su tela. Inoltre i personaggi a contorno, indigesti per lo più ad un carattere profondamente in conflitto con tutto ciò che è intorno.
Arte che si sporca per coprire tutti gli anfratti dell'animo, tutti i possibili dolori. E questo film, sia nelle emozionanti sequenze che portano ai Girasoli o a quelle che conducono alla sciagura finale, ci consente di farci un quadro unico della figura unica del pittore che, adesso sì, è diventato addirittura inestimabile. Grazie allo "Spazio", un 2014 sempre all'altezza.
(depa)



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