Dove piove davvero

Ieri sera. Sala Negri. Numero trenta della collana "Capolavori italiani" de "L'Unità": "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?". 1968. Ettore Scola. Alberto Sordi. Ecco i frammenti nella mia testa, in questo momento. Commedia dal titolo wertmülleriano ironica e critica verso ipocrisie, credenze e miopie della società cosiddetta "occidentale", annovera soprattutto suggestive immagini del continente Nero.

Incorniciate dalle consuete sinuose e accattivanti note del maestro Trovajoli, lo corse di gazzelle altri animali sconosciuti risaltano per qualità e poeticità, evocando un tempo ed un luogo ormai imprigionato, destinato a morire. La sceneggiatura, pur stesa dalle mani di grandi artigiani (Age & Scarpelli), fa soltanto attenzione a lasciarsi cullare dal fascino mistico di una terra e dei suoi abitanti ancora strettamente, simbioticamente legati. Tutti i personaggi, sia il protagonista sia quelli a contorno, sono molto caricati, alleggerendo l'effetto della staffilata critica, dando peso al lato comico dell'avventurosa ricerca. Alberto Sordi riesce, è vero, a dar corpo alle emozioni dietro il volto, ma è un personaggio troppo fuori dal mondo per spingere alla rabbiosa reazione, coinvolge un attimo, ci si distanzia in quello dopo. E' anche vero che non esiste un borghese al passo coi tempi. Scola insegue i romanzi che lo appassionarono (molti topoi rispettati: Titino, come la Balena Bianca, comparirà nelle ultime "trena pagine"), raccontandoci una buffa favola anti stress metropolitano. Non so se tra i capolavori del cinema italiano...
(depa)

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