"Sì, ma lo sono?"

Questa sera allo "Spazio", il primo di due appuntamenti dedicati al genere psycho-thriller: il britannico "Suspense" (titolo originale "The innocents"), diretto da Jack Clayton, nel 1961, gioca sapientemente sui contrasti per sprigionare un'atmosfera idilliaca e gotica, innocente e diabolica.
Soggetto tratto da un celebre romanzo del prolifico statunitense Henry James, sceneggiato da Truman Capote, si trasforma in una visione "inquietante, perturbante", come suggerisce il curatore della serata. E come dargli torto? Grande produzione che cura ogni dettaglio, ancor prima che s'accendano le luci in sala: un dolce canto, con un accento disperato (ecco un'altra antitesi condensata con astuzia), introduce una storia allucinante ed agorafobica. Gli ampi spazi interni ed esterni, sinistramente affascinanti, vengono percorsi freneticamente dall'angelica (lei sì) governante, appena assunta e piena d'entusiasmo, prima, vittima di un incubo collettivo, dopo, e dei suoi due vivaci ma insondabili educandi. I primissimi piani mettono a fuoco l'atroce trasformazione in atto sui volti dei protagonisti. Ciò che inizialmente pare tutto rosa e fiori (compresi, però quelli lasciati cadere dalla carrozza dalla dolce bambina, assieme ad una premonitrice, agghiacciante risata). Tensione tenuta alta chiamando a rapporto tutti i topoi del caso, con temporali che svegliano di soprassalto, spalancano finestre, sconvolgono tende e spengono candele, coadiuvate da oscure architetture, insistite carezzevoli e angoscianti dissolvenze e un dolce motivetto che sgomenta; insomma tutto è apparecchiato per un'autentica (e classica) paranoia cinematografica.
(depa)


1 commento:

  1. Dal primo all’ultimo minuto di questa pellicola che coinvolge e sconvolge, si è respirato per la prima volta in sala town, e in generale in Mama Jam, aria di capolavoro. Artisti lo sceneggiatore e il responsabile della fotografia e tanto di cappello al regista Jack Clayton che coordina tutto alla perfezione, regalando brividi a non finire, come scritto da depa, “chiamando a rapporto tutti i topoi del caso, con temporali che svegliano di soprassalto, spalancano finestre, sconvolgono tende e spengono candele, coadiuvate da oscure architetture, insistite carezzevoli e angoscianti dissolvenze e un dolce motivetto che sgomenta”. Finale da panico.
    Scrivere due righe subito dopo aiuta anche a riprendere fiato e ridare il giusto ritmo al battito cardiaco prima di lasciarsi andare tra le braccia di morfeo. Uno di quei film che rimane impresso anche la mattina dopo.
    Sublime.

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