Versi e controversi

La settimana scorsa fu fitta dal punto di visto cinematografico. Venerdì 5, in seconda serata, cinema politico in sala Uander, con Pier Paolo Pasolini e Giovannino Guareschi che, nel 1962, sin spartirono una pellicola in cui riversare la propria poetica sociale. Che volete che vi dica?, ad ognuno il suo. "La rabbia".


"Un film in due parti". Soltanto "ragioni politiche e sentimento poetico". Dalla voce di Giorgio Bassani il "nero sole d''Ungheria di Pasolini. Lo sgomento e la disillusione dello scrittore bolognese, "Non gridate viva la libertà!". Versi dalla qualità da discutere, pur cogliendo il fascino di una ribellione tutta da osservare ("Combattere a Cuba"), altri più suggestivi, come quelli innalzanti i colori dei popoli, tra i quali un'Africa che deve liberarsi. Liriche solenni sulla miseria senz'appello, su di un "sole irriconoscibile", che vanno ad appesantirsi di un fardello che, più che d'ideologia, è rigonfio di retorica. Toccanti i passi di Marilyn, "volata via come pulviscolo d'oro".
Poi dalla solennità religiosa della prima parte, si giunge all'ironia frizzante anticomunista. Lo scontro pare tra un santone ed un habituè di bar, incenso e cocacola. Quest'ultimo prova ad elevare ad ode le proprie chiacchiere, ricorrendo ai toni cupi di un'aspra critica politica che qui emoziona perché pennella (il racconto sul Muro di Berlino), là fende nel vuoto perché interpreta (attacco al marxismo foriero e affamato di morte). La storia che s'alimenta di vendetta è un quadro credibile, ma manca il taglio d'una forbice affilata, ci si limita ad ricamare arzigogoli ai contorni; stupendosi nel constatare che, andando avanti così, si resta un branco di imbecilli. Che poi è vero, chi lo nega, siamo un disastro (le agghiaccianti immagine sulla vivisezione). Ma come migliorare, con tali imbarazzanti posizioni (indipendenze algerina e congolese)? Pillole perbeniste e reazionarie sulla caduta dei valori, quelli sbagliati.
Accostamente quantomeno originale che, nelle immagini, conserva un silenzio tutto d'ascoltare e, nelle parole, un dipinto da tutto da valutare.
(depa)

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